Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
400 C, Alvaro alcune partite, buttò sul tavolo-Ulll paio d'orecchini. Eraino di que– gli orecchiir1i ben 01oti fra le don111edel popolo, rappresentanti un intrico di fiorellrni d'oro rag.gelati nella fonditura, con qualche sbavatura fiori d'un'estate inoltrata. Fiori lontani da quelli che offr,ono i 'campi, fiori d'u01 giardino artificiale. Due straordrnari fiori di ,smalto splendevamo nell mezzo, freschi. Stranamente l'oro pareva co01sunto come se gli orecchini si fossero schiacciati durante il sonno, come gli amelli che si consumamo alle d[ta delle spose, durante le faccende domestiche. Il Milo.ne li pesò un poco 01elcavo dellla mamo. Ora quelli che gli stavano intorno 01001 ardivano di al- _ lwngare la mano, ma aspettavano che li facesse valutare. Silenzio– samente il Milone, dop,o averli soppesati, li paJSsò agli altri.- Soc– chjudendo gli ,occhi, Ignazio fece lo stess,o. - Quanto dici che pe– samo ? - Credo che valgamo sessanta lire - disse il Mi[one. - Ses– santa lire ? - fece Ignazio e glieli ricacciò i01mano frettolosamente. Il Labbr,001e che non era stato oonsultato li aveva presi fra le dita e li studiava, mentre il Pazzo inghiottiva silenziosamente oo po' da. saliva che ,gli faceva amdare su e giù per il magro oolllo il pomo d'adamo. - Lascia stare, lascia stare, - fece il Milone togliendoli brnscarrne111tedalle mami del Labbrone con disprezzo. - Non ve li ·_mangio mica. - Si riprese l'oggetto mettendolo davamti a sé, e lo batteva sul tavolo come per fissarg1li un posto. Era irritato d'aver perduto. Guardò Ignazio neg1li oçchi e gli disse: - Vuoi giocare 0001me da .solo a solo questo paio d'orec– chi!Ili? - Non valgono sessantai lire, ,ma li gioco lo stesso. - Si· distribuirono le oarte, e Milone !Ile pizzicava gli angoli scoprendo lentamente le figure che gli erano venute in sorte. Perse. Ig111aziosi prt>se ,gli oreochini delicatamente, e se li mise in tasca dopo avere studiato come fuo:izionava la chiusura. Poi, guardando ill suo avver– sario di sotto i111 su, con gli oochi freddi e fissi, mentre gli tre– mavwrio i baffi, dicev,a accennando co!Il le dita della destra unite : - Qua, qua, tira fuori qualche altra cosa. - Allora caidde sul ta– volo una spilla d'oro della stessa forma degli orecchini, ma oon tre pkoolli diam,a,ntini 111el mezzo. - Se hai qualche oosa di più grosso tiralo fuori. Io gioco per qualunque somma. - Allora il Mi1001e ammucchiò sul tavolo dia.vanti a sé; carvandole da tutte le tasche, varie _cose: - Ne ho qui per settecernto lire almeno! Le bari sette– cento lire da giocare? - Il- Labbr-0ne guardava, e gli pareva che la camera sprofo!Ildasse. Respirava a bocca aperta, con un lieve sibillo. Il Pazzo, i111quieto,si -ravviav·a i baffi che gli tremolavano come ulil.a grossa farfalla grigia. Ignazio amdò nell'altra stanza, e tornò poco dopo con u01pugno di carte moneta _benpiegate e quasi nuove. Le mostrò davamti, di dietro, in trasparooza: - Io noll).guardo se la tua roba vale davvero. Ma mi voglio cav-aM il gusto di vincerti. Que– ste sono settecento lire. n Labbrone con una voce roca disse : BibliotecaGino Bianco
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