Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Gente in .Aspromonte 399 1·ìvinc1ta contro la sensualità che aveva dominata la ,sua casa. Si era m~sso a dare denaro a prestito appena avuti i primi spiccioli. Così ahargò il suo commercio e la sua influenza, e ben pochi 11101I1 erano ,debitori suoi. Inoltre giocava a carte con chi poteva, dalla mattÌIIla alla .sera. ·Giocava anche in quell giorno che era la festa della Madonna. Er31 suo compagno dli gioco il La,bbro111e,u111giovane che da quando aveva fatto il soldato aveva smesso il costume da ,pastore, e siccome aveva imparato a leggere a,spirava al posto di fattorino co– munale. I due avversari di gioco eramo : il Pazzo arrivato in ,pa,ese con la moglie di UIIlO di Palermo e con tre figli di costei cui aveva aggiunto altri due suoi, e un forestiero, Giovanni Miil.oo.e.Si ve– deva bellle che era forestiero. Era di un •pa,esevicino dove la gente aveva fama di essere la più furba della contrada. U111a vecchia ri– valità fra i due pa,esi, narrata dalle favole, si dimostrava quel giorno aver fo111.damento.U111 disprezzo recip,r,oco regnava fr.a il Mi– lone e gli altri tre. MHone, vestito pulitamente, con un odore di saponetta addosso, guar.dava 00111 disprezzo i tre 111·ei loro abiti su– dici e rattoppati, ill pelo del petto fuori della camicia sbottonata. Ignazio aveva contato su questo giorno in oui il Milo111e sarebbe sceso dal Santuario con le tasche piene d'oro. Milo111era un pa– rente del priore del Samtuario, e tutti gli anni, alla festa, stava al banco della chiesa. Davamti ai suoi occhi, sul tappetino del bamco, i fedeli buttavano anellli e orecchini per voto alla Ma,do111na. Egli aveva veduto fin da ragazzo la sera trasportare quell'oro in un sacco, ,u111 sacco pieno d'oro. Da due an111i,d'a quando aveva 001110- sciuto donne e carte, si faceva scivolare iin tasca qualche cosa di quell'oro. Poi, compiuta quest'operazione, si sentiva troppo ricco, e gli pareva che non dovesse finir mai quella ricchezza sacrilega. SC'mbrava che avesse una grao.1 fretta di liberarsi di quel peso. Ignazio, che sapeva che cosa è il denaro, lo aveva agguantato come U1I1 brigamte aJllo svolto di urna strada. Rivalità, disprezzo, punti– glio, si erano ben mescolati fra loro. Il fatto che quegli rubasse era pubblico, ormai, e sembrava quasi senza importanza, come una bricconata di ragazzo. - Fa' vedere, fa' vedere quello che hai portato quest'amno. - Non mi seccate - si difendeva Giovanni Mil01I1e.Gli occhi di tutti erano pu111tatisulle tasche del suo vestito nuovo, non ancora slab– brate dalla frequenza di mettervi le mani. Ma quellli n0111 si davamo per vinti. Aspettavano OOIIl gli occhi spalancati, e, adocchiandogli un anello al dito, dicevano : - Fa' vedere. - Ma Milo.ne ammuc– chiava, senza dàrseine per :iJ11teso,monete davanti a sé, e le faceva suonare una contro l'altra. Ignazio sapeva che quando avrebbe finito il denaro, avrebbe tirato fuori altro. Infatti, quello, perse BibliotecaGino Bianco

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