Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

398 C. Alvaro tumide e lo .sguardo esperto delle donne grandi, 1IDa innocentemente, e non era colpa sua. E poi queste eraJI10soltanto appareinze, per– ché a oontemplarla mentre faceva i suoi giochi, ci .si accorgeva che faceva tutto posatamente, ooo un raccoglimento infantile. Molte bambine del suo paese erano preooci e quasi portavruno in sé le colpe dei loro genitori, malgrado la lo~o innocenZia. Ma Saveria recava in viso le tracce della sua d'iscendenza, e ,partioolarmente la bocca della m31dre, oome se un'ape cattiva la morsicasse ed ella 1110111 riu– seisse a scacciarla. Costei gfocava col figlio ,dell'Argirò che le de– scriveva la vita della montagma, l,e peoore, ill cane, il lupo. Si era chinato i111 terra e simulaya negli atti gli atteg,giamenti di quegli a111imali.La bambina .stava attenta come se fosse vero, e a stento tratteneva le risa, soltam.to per 1110n distrarlo dal giooo e per segui– tare l'illusione di quellla fin zione. Ma quando usci il padre, Anto– nello ,si levò iprestamente in piedi oome a un oomandlo e gli fu ac– crunto. La bambina gli racoomaJI1.davache tor111asse.Si avvfarono, e quando stettero per svoltare l'angolo della strada si v,olser,otutti e due indietro. La madre e la bambina li g,uardavano ancora. L' Ar– girò sorrise mostrando i denti forti e bianchi. - Oàspd.ta che razza di do111na ! - brootollò. La casa d'Igmazio Lisca oonsisteva ilil dlue stanze basse che da– vano da una parte sulla strada e dall'al,tra ,guardavano su u111a cni;;a diroccata sul ,piano inferiore della .stra,da; la casa diroccata dovette ai suoi tempi es.sere un'abitazfone ampia, co111 qualche orna– mento, oome si vedeva dalla scanalatura ,di pfetra della porta. Abbrundlonata lho111 si sa da quanti anni, forse in seguito a un terre– moto, il ,tetto era sprofondato, il terriccio aveva coperto ill pavi– mento, un grosso fico era cresciuto nel mezzo, vasto e dritto. Fine– stre se111za balooni davano su ,questa rovina. Ignazio viveva oon la moglie, u1I1adonna vecchia ,prima del tempo, e oon la figlia, um.a bambina di dieci anni. La .sua pa~tela era molto intricata. Suo padre lo aveva generato da una che non era sua moglie, e che um. giorno era fuggita lllon si sa dove. Rimasto solo, il padre si era dato alle pratiche di pietà, frequenta111doIla chiesa tutti i giorni ·e -ca1I1tand!oon voce di capra accanto all'orgam.o. Suo figlio si era ·sposato oon una •donna nata dà ~ misterioso signore lombardo, -che si era, ritirato nel paese dopo aver combattuto oon Garibaldi; dicevaJI10,per causa di ullil. suo disgraziato e non corrisposto amore :al suo paese, dove non voleva t,ornare e dove non tornò. Costui si era tenuta in casa una dolllna senza volerla mai sposare, e che gli diede questa fi,glia. Ignazio era tutt'altr'uomo da suo paitre. Av(lva i capelli rioci oollor rame, ricci come quelli di suo padre che ora portava una ricciuta barba bianca come un vecchio dio ,pagano. Ma collltrariamente al padre, Igm.azfoera furbo e sottile, oome una BibliotecaGino Bianco

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