Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Gente in Aspromonte 397 ---+--------- strell3i volta a mezzogiorno, su cui alcune pi3JD.tedi zenzero e di basiliC? mettev3JD.ouna nota fresca di verde, come se di là vi fosse UJI1 girurdino. Un uomo nell fondo, seduto su una poltrOIIla, stava assortd a ,gua,rdare in terra con 111na specie di smarrimento fisso e continyw. Levò appena la testa, e disse con una voce smorzata in cui strascicava le esse: - Siete voi, Pirria? Ohe cosa c'è? - Ma levando il capo apparve UJil uomo dalla fisionomia lunga e patita, COlll due baffetti radi e sfilacciosi sul labbro superiore, i fili della barba non rasata da qualche giorno sulle ,guance di cui sottoli111ea– vwno i[ ·paUore. Portava sulla testa, legata con un filo di cotone ros,so, una ,specie dli corona di foglie di limone. Di quando in quando si portava la 1 m3JD.o alla fronte per raggiustarsela. La don111a disse all'Argirò: - Ha il mal di testa. - In quest'atto sorrise appena con un lampo degli occhi. Difatti quello tirava lUJD.ghisospiri. -' Parlaigli, - aggiu:nse Ila don111a, - e sbrigati. - L'Argirò' non saipeva più di dove cominciare. Cominciò a dire delle bestie, per poi tornare indietro a racc0111taredei ,suoi primi rapporti col Mezzate– sta, e in mewo vi mescolava sua moglie, suo figlio, i ricordi più lont3JD.ie più dispa_rati, fino a che la donna levò la voce per gri– dlargli : - Insomma, che cosa vuoi ? - Allora l'Argirò, sempre am.nasprundo, si mise a dire : - Capisce bellle, vostra eccelJlenza, che io 00111 una famiglia, così, dico con due persone, e una terza che deve arrivare, e l'inverno che viene, e io non ho niente .. ,. - No111 lo lasciarono mire. La donna gli tmncò la ·par,ola e gli disse: - Noialtri qui nolll abbiarrno 111ieinte da darti. Hai capito ? - L'uomo non sapeva più che fare. Oamminam.do all'indietro voleva infilare la porta: ma urtò c-ontro una sedia. Il signore non aveva aperto bocca, f' ,soltanto aveva guardat-0 di quand-o in quando ora lui ora la donna, chinando il capo, non si sa se in segno di approvazione o di .stanchezza. Solo quando il visitatore stava per infilare la porta fece ulll oe1111110 oon la mano, come per richiamarlo indietro. - Ti vuol dire qualche cosa - disse la donna. V Argirò si avvicinò, è quello, colll una voce strascicata, lontana, pronunziò : - Tu puoi andare da Ignazio Lisca. Quello che ci ha i denari e li d'à in pre– stit-0. - Mlungò 3JD.COra l mano e disse : - Digli che ti ci mando io. - Sorrise debolmente. Poi, con uno strillo inatteso disse: - Ohi, ohi la mia testa! - Ma la donna 1110111 gli diede retta e usci insieme col visitatore. Questi ringraziava e si metteva la berretta. Sulla porta ritrovò suo figlio seduto sullo scalino, che giocava con una bambina. · La bambina era la Saveria, la figlia di Camilllo Mezzatesta. Po– teva avere la stessa età di Antonello: tonda, nera in viso, coo una treccina annod'ata alla sommità del capo, aveva l'aria asson111atae · materna che distingue i.e bimbe meridionaJli. Era su di lei quasi un'esperienza di razza, e malgrado la sua tenera età aveva le labbra ibliòtecaGmo Bianco

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