Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
394 O. Alvaro Fllippo Mezzatesta nolll era runco'ra vesti·to che volile pa,rlare 00n l'Argirò. Ap,p,oggia1I1d0isi alle spalle di due robuste donne, aveva camminato soffiand,o, .sulla ,punta dei piedi ,scalzi, ilil una strunzetta accanto alla camera da letto e .si era buttato di schianto su un sofà. Ora poggiava sul tappetiino il calcagmo nudlo, rtenendo ilil alto rag– g1·icciate :le dita del piede. Em 00perto ·appena della camicia e di un paio. di mutrunde che si allacciavano alla caviglia. - Carmela, 1'eresa, presto, baigasce, altrimenti piglio un'infreddatura - an– dava dicendo. - Oh Dio sainto, o Maidonna del Carmine! - Le do1I11Ue accorrevaino di qua e di là, ,portando gl'illldumenti. Una gf infilò le calze mentre quello continuava a soffiare e a inveire. Poi si chetò perché era arrivato aJll'esercizio più pericoloso: quello d'in– fiìarsi i paintaloni. Al-to, .grosso, enorme, si puntellava colll la mano alla testa di u111a delle due do1I11Ue come su un bastone, mentre l'altra Jo a bbottonava e gli affibbiava la cintura di cuoio. Le sue grosse mani oospar.se di peli rossicci ,sentivruno la testa ben pettinat·a di Car me/la coi su oi capelli neri, e la forma del crainio femminile, tondo tondo. L'altra gli ave~a impresso 1Uella schiena, 1Uella furia di vestirlo, la forma delle sue dure mammelle. Si buttò dli nuovo sul divano mentre gli ,calzavano le sca,rpe. - Piwno, rpiamo,con ,garbo! - Gli stavano infiJlalildo -la :scarpa sinistra ed era i111tooto a soffiare nella tazza del caffè quando ootrò l'Argirò. Poggiò il piede coperto della calzetta rossa in terra, spalancò i piccoli occhi color ciliegia, soechiusi fra 1e gua;nce grosse e gonfie coperte di peli dorati, e disse : - Ohe c'è, Zuccone'?- · Ant,onello che seguiva ill padre c,ome u111'0imbra,sentì per la prima volta questo soprainnome. Vedeva ora suo, padTe avanzare a oapo chino, ripiegare la berretta nera e mettersela illl tasca, stare in piedi con le braccia ciondolollli, appoggiato alla porta come chi .,;ia ,sul punto di ,scappare. - Ohe è s,ucoesso? - gridò il signore. -- È successo, è successo che io so1J1oo r villlato. - Raccontò d'un :tlato il fatto delle bestie, e, oome se aibbandOIIl•asse UIIl animale viyo, mise sulla ,sedia tre ·bigllietti da oento lire e UIIlO da cinquanta che si muovevano infatti a,prendo gli a111goliripiegati lentamehte, oome illlsetti che allunghilllo le alucce dopo aver filllto di essere morti. ~ Ah birbante! Ah maiscalzone ! T,u lo hai fa.tto apposta, tu mi vuoi rovinare. Ma ti rovilllo io, inveoe. - Gridava e pareva sul ,pUIIltodi soffocare. Si mise a tossire, e ne era tutto .s00sso e traballante nel oorpo gigantesco. Le donine si erruno messe in aigita– ziollle e gli stavano intorno, e chi gli diceva « buolllo buono)), e chi giU batteva con la palma della mruno la schiena. Si affacciò, senza rumore, attraverso la porta .socchiusa, UIIl ragazzo che stette a guar– dare l'Antonello. Gli si avvicinò, gli mi,se una mano ilil tasc·a e gli disse : - Hai ,q,ualche a,nimalino da darmi, portato dalla monta– gaia ? - Il rrugazzo tirò fuori dalla tasca del pastorello Ila ciam- BibliotecaGino Bianco
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