Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
392 C. Alvaro 111, segreto timore. Dovunque ci si voltava era terra di questa casa, dalle foreste sui monti a,gli orti acquatici presso il mare. Dovunque, comunque. Era foro la terra, lor,o le ulive che vi cadevruno ,sopra, erano loro le .foreste sui monti intorno, loro i campi tosaiti di luglio quando tutta la terra è giaJlla e i oolli cretosi crepano aridi. Quanti schiaffi volarono sulle facce dei contadini, quanti calci die– tro ,a loro! Le ainticamere riigurgitavamo di gente misera she aspet– tava dli essere ricevuta, rovinata per un maiale colpito dal morbo o per un bue precipitato in qualche strapiombo. Qui si discuteva. della roba, perché erano di quella cas,a gli antmaJli che paiscola– vano e gli ·alberi che davano frutto. La notte, taippati nelle caser mf'ntre rari ;passanti si illuminavamo la strada con :fiaccole e tiz– zoni, i ragazzi ascoltavano le fiabe im:maginamdo che si svolgessero in quellla casa, e in .quelle scuderie pensavano che la Cenerentola avesse ballato col Reuccio. I signori, detti amche galantuomini o calzoni lunghi, erano due tipi di aspetto uguale, dai nasi brevi e ricurvi come quelli di certi pappagalli. Le loro ramificazioni nei paesi vidni ,si conoscevamo come le discendenze regali. Venendlo l'età del matrimonio, si decise che uno di essi, Fmippo, sposasse una cugina, per non spartire la r,oba. Costei arrivò dal mare e si seppellì nella gramde casa. Teneva le chiavi dei magazzini. Quando apriva le porte sulla :strada assolata, era come se si aprisse un l}a- . radiso ombroso : il gramo vi 1 stava a montagne d'or,o, il graJ11ot_urco d(>corava Q0[1 le sue pannocchi& i ,soffitti, i formagg-i in pile stavano sotto i rocchi coilanti delle salsicce, le giare d~ll'olio e le botti da– v'ano sonore intonazioni 111ellapil'ofondità. Solo in quella· casa si sentivano 1e voci risuonare come in chiesa. I monelli si sporgevruno alle grate delle scuderie e de] magazzini per gridare « Ah ! >> e ·per sentire il grido diventrure cam.tante nei ,meandl:ridelle botti. Una grande scalinata di ;pietra grigia, lar,ga come un fiume, sor– montata da quattro col1onne, ,su cui era.mo gitt,ati tre archi, si aprì davanti all'Ar girò. Salirono tenend osi al i lll.Urocome per U[l. luogo tJ·oppo stretto. P.oi , superata la ,scalinata, una grande porta. Anto– nello diede la mano al padre. Nell'wndito buio e sonoro si rispon– devamo segrete più porte. Un odore di strame, di olio, di fieno,. · invadeva 1'aindito su cui si spalancavamo le inferriate dei magazzini e deille rstalle. Q1Uando, traver,sato l'andito e salita un'altra scala si trovarorno su un pianerottolo, la luce di un grrunde :finestrone li i11vesti oome un ,torrente. Piccoli, con un sens9 di freddo, si trova– rono davainti a tre porte chiuse. Una ,di queste si aprì e una donllila attempa ta si affacciò a vedere. - Ah, siete voi, l' Ar,girò ! - Si può,. pirla.re col padrone? - A quest'ora? I signori dormono a; que; st'ora, - fece ila donna. - Se volete aspettare .... - aiggiunse aprendo la porta. . Era una cucina vasta e nera. Lu1I1go le p,areti erano disposti i BibliotecaGino Biç1nco
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