Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
390 O. Alvaro mo1I1e'110 a bisdosso cavalcano pel sentiero seoo'lare, e i buoi portano dall'alta montagna i tronchi d'albero legati a u111a fune trascinan– doli illl terra senza carro. 11:ulll fatto che qui macnca la nozione geo– metrica della ruÒta. iMa per poco ru1wora.Come al contatto dell'aria le antiche mummie si ,polverivzano, si p,o[verizzerà così questa vita . .È. una civiltà che soompare, e s,u di essa in-On c'è da piangere, ma, bisogna tra,rre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie. La liberazio1I1edel reame delle Due Sicilie trovò qui UIIlordine sta– biJito da secoli. Il parapiglia che av:venne col riordinamento dlei beni demaniali, ingrossò alcullle fortune già pingui. Il paese rimase que[1o ohe era: un agg1omerato di case rustiche composto di una stanza a terreno, colla terra 1I1aturale per impiantito, la roccia per sedile e per fooolare, illltorno a ullla sola casa nobile oon portici, stalle, cucillle, 1gia:rdini, servi. Il popolo si ·agitava e si affannava illtorno ,a questa casa che era attigua ,alla chiesa, e dove era tutta la ricchezza, tutto il bene e il maJ1edel paese. Allltolllellovide questa casa posta in alto, su un poggio, ool suo portico èhe reg1gey;auna loggia. Egli seguiva, salta!Ildo, lt orme del padre, e nolll ,si ,st,upiva delle case dì mur,o. Ad ·alcuni edifizi il sole baJluginante faieeva briÌlare qualche c,osa di lucido, oome il ghiaccio, elle si illlfocaiva a JDano ,a mano per poi diventare liscio e chiaro come l'acqua. Domandò soltanto : - Quale è la casa dove sta la mamma? - Nolll si vedev,a I,a casa,. Era OOIIlfusa fra ta,nte, non dis– simile da nessuna. P,oi i suoi occhi tornarono alla grande casa col portioo, e pensò : << Quella dev'essere la- casa dei 1 Mezzatesta )). I ga-lli 1si mandavruno la vooe, spersi richiami d[ donne rompevano itl silenzio. II ragazzo colll ulll bastollle si divertiva a fare strage di oerti cardi ooi fiocoosi fi·ori rossi bruciati dalla grande estate. Tutto gli parve più gentile che illl montagna. Rniggiuinta la priaria caisa, paiwe che la•terra improvvisamente si restringesse. Usciva dalla porta spalancata UIIlfiato oaldo come dalla booeia di un amimale. UIIla dolllna si pettinava seduta sullo scalino deltla porta e ifilmer– geva il pettine ilil un ,catino d'acqua. Siccome era festa, il paese era quasi deserto e pigro. Le poche persone rimaste stavano sedute Pugli ,spiazzi dava1I1tialle case, o ,sugli scalini, i1I1tentealle faccende loro, a pettinare i mgazzi, a ,pulire le verdure pel pasto. Certe ra– gazze, che andavamo scaJlzee ool vestitilllo da festa, portavano ap– pesa al petto, legata a ,un nastro oolo:rato, la medaglillla della Ma– donn3i. Una fila di muli sbucò da un vioolo, e davamti la faccia rossa del mercante di pelli. - Che c'è, Argirò? - La voce dei quattro buoi precipitati illl montagna paissò, IIlOIIl si sa c,ome, d'a porta a porta. A casa trovarono la maidre sulla so,gilia. - Che c'è, per l'an:nor di Dio ? - Argirò le raooo1I1tò tutto in quattr0 parole. Dalle finestre basse le do1I1ne ,si erano affacciate a sentire e si passarono la noti- BibliotecaGino Bianco • I
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