Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

M. BARRÈS, Mes cahiers 511 elusione desolante er"a questa: noi non possiamo registrare che le no– stre sensazioni; ma la vita è brutale, e bisogna accettare le condizioni dell'azione: limiti e principi. Qui fu tutto il suo programma; eroico programma che lo portò a sprezzare coloro che sono soltanto « de la chair de cimetière » e ad esaltare quelli che incidono il loro pensiero sulla carta del mondo, che modificano la forma dei regni e i costumi delle nazioni. Quando stava per scendere l'ultima sera, volle con chiarezza e nettezza, - e lo afferma nelle Memorie, - riconoscere « la noble et bienfaisante autorité de l'Eglisc >>. Morrò, - diceva, - col suo appoggio. Farò mia la frase cli J.-J. Ampère al punto di morte: « Qu' y a-t-il là pour l'eternité? ii. Era la certezza della terra promessa, a lui che l'aveva guardata sempre di lontano come un esiliato ? Così egli ci appare nel ritratto dello Zuloaga, mentre guarda con nostalgia una vecchissima città della Spagna cattolica, Toledo, in una chiesa della quale questa iscrizione lo esaltava per quanto del suo intimo pensiero e sentimento vi sentiva connaturato : Hic jacet pulvis, cinis et nihil. Narra egli nelle Memorie che fin da piccolo, nella chiesa di Char– mes, una visione lo occupava e interessava: la vetrata dei tre morti e dei tre vivi. I :inorti s'accostano ai vivi, e fanno loro una supplica. Che cosa vogliono i morti ? « Ils ont besoin de quelque chose. De quoi aurai-je besoin quand je serai mort ? >>. Vi è già nell'estasiata curiosità del. bimbo il senso del suo futuro . destino. FRANCESCO CASNATI. HIDNRI HAUVIDTTE, La France et la Provence dans l'oeuvre de Dante. Boivin et C., Paris,.1929. Fr. 12. Questo libro è una· nuova testimonianza del lungo studio e del grande amore con i quali l'Ilauvette suole accostarsi a questo o a quell'ar,gomentò della nostra storia .letteraria. Dalla tesi sull' Alamanni del 1903 fino al volume di ieri sull'Ariosto, tutta l'opera di questo professore di Sorbona mostra la sua devozione e merita la nostra ricono– scenza: tanto ma,ggiore quanto più è rara, tra i francesi, un'attenzione c_osìassidua e un'informazione così precisa delle cose nostre. Anche in questo nuovo volume si ritrovàno con piacere le qualità consuete dell'au– tore: conoscenza perfetta dell'argomento, vasta ·dottrina, rigore logico, trattazione limpida e·vivace. Vero è che vi si ritrova poi anche quella sua caratteristica maniera di abbordare i fatti letterari, tutta descrit– tiva ed esteriore, curiosa dei problemi storici ed eruditi e magari psicolo– gici, ma affatto aliena dalle indagini propriamente estetiche. In questo caso l'argomento stesso preso a trattare era di quelli cari agli studiosi della vecchia scuola storica e positiva. E neppure si può parlare, a dir il vero, d'un argomento unico : perché la questione dei rapporti fra l'opera di Dante e la Francia, per sé insussistente, vive solo moltiplicandosi in parecchi altri problemi d'indole varia ed etero– genea e senza veri fegàmi tra loro : biografici gli uni, altri storici, altri ibliotecaGmo Bianco

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