Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

G. RAVEGNANI, I contemporanei 507 condo una personale e caratteristica evoluzione e può perciò darci una, rappresentazione del nostro tempo alla quale non manchi una nota profonda d'impegno, e magari (perché no ?) di tendenziosità. Come artista, Ravegnani ha fatto le prime prove nelle schiere del– l'avanguardia ferrarese; ma in seguito, come dimostrano saggi sparsi qua e là, la sua poesia è andata spogliandosi d'ogni tendenza al baroc– chismo imaginista di quegli anni. In modo non dissimile il critico Ra– vegnani testimonia intorno allo sviluppo e alle esigenze della nostra re– cente lett~ratura. Sviluppo che matura, naturalmente, tra azioni e rea– zioni. All'arte borghese e «milanese» che va con vari meriti e fortuna dai primi del novecento .fino al miglior periodo dei Brocchi e dei Gotta, reagiscono le avanguardie che intorno al 1918 non hanno già più pre– cisi testi ed esponenti ma si sopravvivono come generica « aura» e di– sordine ricco di fermenti. ,Sono gli ultimi anni della Riviera Ligure di Mario Novaro: Pastonchi e Ceccardo stampano sonetti accanto alle il– luminazioni di Sbarbaro e alle cineserie di Govoni; Lipparini pubblica versi liberi; una grande perplessità è nei giovani migliori. Poi le vec– chie brigate si sciolgono in attesa che nuovi raggruppamenti si formino. Boine e ,Serra sono morti, Soffici s'è rimesso a dipingere, Papini s'è con– vertito, Prezzolini sta alla finestra. Lqs dieua; s'en vont .... e persino d'Annunzio sembra sempre più lontano. La Ronda nasce a questo punto, dall'incontro di alcuni tempera– menti diversi tra loro ma animati da una comune volontà di restaurare nella nostra letteratura il senso tradizionale della disciplina, dell'or– dine e del limite. E a questo punto vengono in luce scrittori isolati come Ungaretti, come Palazzeschi, che ai tempi marinettiani pareva uno dei tanti, come Campana : incomincia a essere possibile il lavoro fuori del– l'anarchia o fuori d~l calligrafismo. Conta l'ingegno e cadono i pro– grammi; gl'influssi stranieri cominciano a essere fecondi e in alcuni scrittori di terza pagina promuovono qualcosa di meglio che non un senso . di generica e astratta <<modernità». E di isolati di talento, nei quali il senso della nostra tradizione linguistica s'incontra, in modo incalcola– bile ma sensibile, con gli apporti della letteratura d'oltr'alpe, non è scarso il periodo recentissimo delle nostre lettere, quel periodo che il Ra– yegnani esamina nell'ultima parte del suo volume e negli articoli, non ancora raccolti, degli ultimi mesi. Con indulgenza ? Può anche darsi. Vediamo qui Ravegnani conce– dere molto a qualche scrittore « candido » o a qualche mistico di nostra conoscenza; ma sarebbe ridicolo che chi, come l'autore della presente nota, di tale generosità intellettuale ha pur beneficiato, ne facesse poi carico al Rav~gnani. Perché c'è, d'altra parte, in questo giovane critico un'attitudine armatissima a non lasciarsi sedurre dal « fatto compiuto» del successo, dalle agudezas o dalle perversioni della moda, dal tumulto romantico degli scrittori rimasti al di qua della forma (e su questa via vedremo Ravegnani troppo severo con un ingegno come Moravia). Ma quello che conta non è la sostanza dei singoli giudizi, passibili di di– scussione come tutti i rilievi dei critici. Conta la posizione mentale del Ravegnani: quel felice contemperarsi del motivo idealistico con te più vive esigenze del romanticismo contemporaneo; quella fusione di iblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy