Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
50G G. RAVEGNANI, I contemporanei su La Stampa) negli ultimi anni, e che riflettono, pur con molte ricono– sciute e accettate lacune, lo svolgimento della nostra letteratura che va dai primi del Novecento fino ai nostri giorni. Dal tramonto dell'Ottocento all'alba del Novecento, dice il sotto– titolo, ma sarebbe ingenuo credere che di un periodo tanto vasto un solo libro anche folto, possa essere specchio sufficieJ}.te. E se fra le tre ' . sezioni che formano il libro dovessimo indicare le nostre preferenze, noi diremmo che la parte più notevole è l'uTiima, come può supporre chi abbia seguìto finora l'opera del Ravegnani. In questo volume quelli che verranno dopo di noi troveranno i testi e i documenti del primo ricono– scimento ottenuto nella critica italiana da non pochi giovani dei quali nessuno discute oggi più il valore, o almeno l'interesse, ma che ancora tre o quattro anni or sono sarebbe stato follia sperare di veder discussi in grandi quotidiàni in tutto ligi ai gusti di maggioranze benpensanti e, ahimè, malgiudicanti. Non mancavano, certo: ai nostri giorni sistematori ed esegeti assai notevoli di situazioni spirituali ed artistiche acquisite; ma riconosciuto questo, e fatte rare eccezioni nel campo della critica militante, d'inizia– tiva e di segnalazione, bisogna ammettere che fra critici esquisiti e diffi– denti, fra « superatori » dell'estetica corrente, pronti a tutti i «ritorni» scolastici o regionali, o a mistiche e sconclusionate evasioni e trasfigu– razioni, - il Ravegnani ha portato una nota di semplice e appassionata serietà che non lo ha abbandonato mai nel suo tentativo di compiere nel quadro delle novità, delle tendenze, delle armonie e disarmonie con– temporanee una prima, necessaria opera di discriminazione. Può avere errato ? È il primo ad ammetterlo, quando afferma nella prefazione che si debba ricercare nelle sue pagine non più che « un mo– destissimo, casuale e magari. arbitrario contributo a una futura critica della letteratura contemporanea». (Ma c'è assai di più come vedremo). È suscettibile d'integrazione, di ritocchi, di miglioramento ? È il primo a concederlo; ma fare è più difficile che correggere, compiere o ali.che iniziare un'opera è più difficile c!ie criticarla, decidersi è più meri– torio che rimandare ogni giudizio, sotto il pretesto che. lo spettacolo che abbiamo sotto gli occhi è materia di cronaca piuttosto che'di storia. In realtà il Ravegnani sa perfettamente quello che molti critici ignorano : che il primo giudizio sui contemporanei (e quasi sempre il più fondato, quello che resta alla base dei successivi) è dato appunto dai contempo– ranei, e che, salvo eccezioni che confermano la regola, non c'è da atten– dersi dal tempo processi di riabilitazione, capovolgimenti e sorprendenti colpi di scena, perché anche la storia della letteratura non isfugge in quanto storia, all'imperativo che governa ogni ordine di fatti : che quel ch'è stato è stato, e conviene rassegnarsi. A quell'opera di prima scelta e di orientamento che ha reso squi– site, in altri tempi;. le indicazioni di un Boine e di un •Serra e addirit– tura insigni e non più sorpassati i vecchi « tarli )) di Emilio Cecchi il Ravegnani s'è dedicato di proposito, con una buona fede, una contindità ~ una preparazione che gli varranno certo la gratitudine di molti lettori. Opera e attitudine che richieggono un temperamento, qual'è appunto ,quello del Ravegnani, di artista, oltre che di critico, che si è svolto se- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy