Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
G. STUPARICH, Racconti 505 Nell'ultimo, La rnorte di Antonio Livesay, il richiamo fatto pm 1opra all'arte di Italo Svevo si impone alfine con qualche necessità. È il più patetico, intenso dei quattro racconti, quello in cui l 'intimità del– l'analisi, più sciolta dai riferimenti esterni, trova alfi.ne una sorta di liberazione quasi musicale. ·Si pensa allo Svevo ap punto p er quel tono e movimento di commedia interiore, per la delicata preparazione dei trapassi psicologici, che il più lieve degli avvenimenti basta a spingere dall'uno all'altro estremo, e in cui la sottigliezza delle motivazioni vale a rendere più sorprendente l'enormità dei risultati. E, se lo Stuparich resta naturalmente addietro allo Svevo per l'acume e la novità di quelle subitanee illuminazioni con cui l'autore della Coscienza di Zeno giunge a rivelarci il doppio fondo più riposto d'un gioco psicologico, come la complicata. diramazione d'un albero al chiarore di certi lampi, egli ha un accento ben suo di rattenuta pietà che pervade tutto il racconto e lo soffonde di dolente poesia. La paurosa attesa della morte in un uomo che ad essa si sa irreparabilmente votato in breve volger di tempo, l'alternarsi dello smarrimento, della rivolta e della rassegnazione fino al definitivo spegnersi d'-0gni facoltà vitale, e su tutto ciò il motivo dell'amor coniugale con le sue cecità e· incomprensioni di fronte al– l'evento ineluttabile, son toccati dallo Stuparich in una maniera ispirata e densa di significati che convince. Qui non mancano neppure quei tratti risolutivi in cui la narrazione si contrae e s' acuisce in defini– zioni luminose e immediate, tali da animarne tutta la tessitura. Ecco, nell'infermo rassegnato a morire, e che ha già rinunciato alle creature e alle cose amate,· e all'amore stesso, l'estremo anelito della carne aUa vita indifferenziata, all'elementare e prodigioso senso d'esistere: « .... tutto era sparito : il vigore della giovinezza, la nuvola rosea dei suoni e delle armonie, le stesse vittorie commerciali, anche i freschi e ventilati giorni di caccia, persino Ghita; e non restava che l'incantevole piacere dei sensi vivi a cui bisognava dire addio. Che oro caldo quella luce di fuori, oltre la nera sponda dell'ombra; che carezza quel muoversi arioso, dentro, delle cameriere in grembiule.bianco, col vassoio dei gelati; e il fresco del ventilatore, e il tintinnio dei cucchiaini, e i sorrisi, gli occhi, il suono delle parole, delle donne e degli uomini raccolti attorno a quei tavoli!» · Il linguaggio dello Stuparich, prosastico e poco vistoso, ma che tuttavia riesce a sostenere qualche lieve effusione liricheggiante, tiene un po' del generico caratteristico dell'arte narrativa recentissima, che rifugge dei moduli troppo personali per adeguarsi più scioltamente al movimento del racconto. Non lo si può tuttavia definire indifferente o meccanico, e, a parte qualche imprecisione e stanchezza, riesce di so– lito a trovare accenti e coloriti efficaci. SERGIO SOLMI. GIUSEPPE RAVEGNANI, I contemporanei. - Bocca, Torino, 1920. L. 40. Giuseppe Ravegnani può affidare con animo tranquillo all' agi– tato soggiorno della « città dei libri» il grosso volume nel quale racco- · glie il meglio degli articoli critici ch'egli è andato scrivendo (per lo più ibhoteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy