Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Ricordo di .Aby Warburg 4!15 più caro narra: << Nel 1920 il professore parla nel pomeriggio di Lutero,, (la memoria profonda ma sana su Lutero e l'astrologia della Riforma è stata finita durante la pazzia), « scrive nel pomeriggio le pagine meravi– gliose su logica ~ magia; la mattina era sfato un uomo magico che cre– deva al demonismo delle cose inanimate J>. Ma alla malattia egli seppe resistere, vincendola per mezzo del pensiero scientifico e dell'attività scientifica: in uno strano sdoppiamento il Warburg non cessò mai di osservare se stesso, e in se stesso di scoprire l'uomo primitivo che ha nella magia la sua logica. . Gli anni dopo la guarigione furono, e anche questo è singolare, i più sereni della vita del Warburg; io l'ho riveduto più quieto e più lieto al suo ritorno in Italia, nel '27, di come l'avevo lasciato nel '15, spaventato al pensiero della guerra inevitabile tra Germania e Italia, che avrebbe, egli temeva, scavato per sempre un abisso tra i due paesi che amava. È morto improvvisamente, ma la sua vita è in certo senso compiuta. Egli lascia pronto per la pubblicazione un atlante figurativo, che prende nome dalla memoria, Mnemosyne, e deve mostrare come i diversi paesi e le diverse generazioni, l'Oriente mediterraneo del Medioevo e il Medio~vo Europeo, il Rinascimento italiano e tedesco, infine la ge– nerazione e la cerchia del Rembrandt (sul Rembrandt egli aveva pronto un lavoro) abbiano successivamente concepito, e concependo trasfor– m~to, l'eredità« patetica», dionisiaca dell'antichità. In quell'atlante egli ha voluto vivere per i posteri. Gli studiosi giovani opereranno secondo le sue intenzioni, secondo il suo spirito, anche se non accetteranno senz'altro concezioni che sono strettamente legate con la potente per– sonalità di lui, se di quell'atlante si serviranno come di una pietra di paragone dei propri pensieri. Gli storici dell'arte e gli scienziati della cultura hanno il dovere di rendere fruttifera l'opera del Warburg, la– sciando che essa operi su loro, cioè trasformandola. GIORGIO PASQUALI. ibliotecaGino Bianco

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