Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
_Ricordo di Aby Warbitrg 487 un amico del Nietzsche, il Rohde, che forse gli aveva per primo sugge– rito, se non quei nomi, quei concetti, e da un suo avversario, il Wila– mowitz, concordi tra loro più che per molti anni non ne abbiano avuto consapevolezza. Ed essa ha vinto sull'altra, considerata ormai astorica, antistorica, illuministica da tutti tranne da un pugno di provinciàli retrivi. Il Warburg si è accostato al Rinascimento fiorentino già con la scorta della nuova concezione dell'antichità, e ha subito osservato che i Fiorentini almeno da un certo tempo in poi avevano ammirato e imitato nell'arte classica proprio l'elemento non classicistico, dionisiaco. Imi– tare, è già forse un termine errato: al Rinascimento l'antichità fornisce i mezzi per chiarificare ed esprimere impulsi e sentimenti che già da tempo si celavano nei cuori, per disintossicarsi esteticamente, direi con frase che al Warburg almerio più tardi fu cara e gli era suggerita dalla Poetica di Aristotele (Aristotele la desunse, co1;1ogni probabilità, dalla mfldicina ionica). Un'età che avesse soltanto mirato a riprodurre il passato, non avrebbe prodotto nessuna opera grande; e gli uomini del Rinascimento non sono stati, grazie al cielo, soltanto umanisti, tanto meno poi puristi dell'età degli Antonini. La deliberazione di andare nel Far West alla ricerca di indigeni non ancora contaminati da quella modernità che tutto livella, ha radici anche più profonde. Il Warburg a Bonn era stato scolaro di Hermann Usener, e non se ne dimenticò mai più. Hermann Usener fu forse il filo– logo più ricco d'idee tra i grandi Tedeschi della seconda metà del XIX se– colo, e in molti campi della filologia classica impresse tracce profonde. Ma presto egli lasciò da parte la grande letteratura, ch'è sempre opera di spiriti ai qua.Ii gli dèi hanno concesso il privilegio della personalità e che quindi ai volghi sono sempre straniati, anche se nascono di popolo ; e, Tedesco romantico, herderiano, si occupò specialmente del fenomeno nel quale meglio si esprimé l'anima popolare, la religione, che può anche voler dire superstizione, astrologia, magia. Egli si fece editore di vite di santi nella speranza, per lo più· vana, di ritrovare in essi le fattezze delle divinità pagane che essi hanno sostituite; e tracciò la storia più antica del Natale con forza di ragionamento implacabile e insieme con pietà vera (il libro è dedicato a un fratello pastore). Ma anche ricercò negli antichi Greci e Romani i resti di credenze e di sentimenti che testi– moniano di tempi nei quali quelle razze sarebbero state primitive, ancora al livello degli Austr.aliani e, appunto, delle Pelli Rosse di oggi. In un certo periodo della sua vita l'Usener volle essere, ancora più che filologo e storico, psicologo. Egli credette che a certi gradi di sviluppo sociale debbano ugualmente su tutta la terra corrispondere determinate forme di religione; credette alla possibilità, in questo campo, di una tipologia storica. Un altro maestro di Basilea, il Burckhardt, aveva già scorto chiara– mente quanta parte la fede nella magia e un'altra superstizione in veste scientifica, l'astrologia, occupassero nell'anima complessa e non sempre armonica degl'Italiani, dei Fiorentini del Rinascimento. Il Warburg si ricordò deU'Usener, e, per intendere i Fiorentini del Rinascimento (non sembri un paradosso), varcò l'Oceano e traversò il continente americano. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy