Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

482 G. Titta Rosa Con Mozzo 1 ) il romanzo che ottenne testé il premio dell'Italia Letteraria i pregi e i difetti, sia di fondo che di stile, del Gadda sono anco; più palesi : segno evidente che questo dissidio fra vita e arte non s'è ancora risolto del tutto, come vedremo. Il romanzo si richiama, come paesaggio, ai racconti e ad alcune prose marinaresche di Verdemare; la vita di Giò, dalla nascita ai quindici anni; v'è se– guita nei suoi tratti salienti, fino alla fuga sul battello. Non diremo che in questo romanzo vi sia la, cosiddetta trovata ; in sostanza, il Gadda vi ha voluto adunare, nello schema d'un racconto disteso, le sue qualità di scrittore sensibile ai varii aspetti del mare e· del paesaggio che vi si specchia. Ha tentato cioè d'introdurre in una trama semplice le sue elaborate esperienze descrittive, spostandole dal loro stato di natura, visto in prima persona, in quello di personaggi d'invenzione. Egli do– veva dunque tradursi, per così dire, in Giò, calarsi in lui, adeguarvisi: vedere il mare non più come lo aveva veduto nelle prose di Verdemare, ma con gli occhi e con l'animo .di questo ragazzo. Eterno problema della narrazione, occorre questo distacco perché la vita d' un perso– naggio si mostri autonoma in un romanzo, in un racconto ; e non è eletto che questa recisione, per dirla col Flaubert, del cordone ombelicale, non consenta allo scrittore di mantenere fra sé e il personaggio tutte le segrete parentele che vuole; il punto sta qui, che esse siano tutte segrete. Solo a questo patto la metafora a cui il poeta affida le proprie predilezioni, il proprio mondo, risulta narrativa, e si proietta al di fuori in un séguito autonomo e narrato. Ora, fra lo scrittore e Giò il distacco non •è pienamente riuscito; né è riuscito del tutto con gli altri perso– naggi. Gadda se li trae dietro con fili visibili; li accompagna, li guida, presta all'uno e all'altro le sue sensazioni, interviene per essi quasi a ogni occorrenza. Come accade sempre, lo stile è la spia migliore in queste faccende; ed ecco dunque, che durante la colazione del battesimo di Giò « all'ombra della Cantoniera» Gadda interviene a notare, gentile anche se un po' dannunziana notazione, che « la primavera sembrava provare le sue forze intatte sul breve orto e la piccola spiaggia tranquilla» ; op– pure, con maggiore genericità Matteo parla alla moglie« delle pene e dei travagli di questa vita terrena» ; oppure il piccolo Giò preferisce ai gio– r.attoli i gatti, e Gadda non sa rinunciare alla bella frase : « le sue belle vive prede carezzevoli e ondose»; o infine, - non volendo noi erborar frasi, - ecco Giò accoccolato vicino a un orcio panciuto « come un budda benigno». Frasi, interventi del narratore. Q.uesti interventi sono continui; in tutto il racconto. Il quale tut– tavia, dalle prime pagine fino alla morte del padre e alla visita al 'cimi– tero, corre, nonostante l'impaccio di questi vezzi formali, abbastanza spedito; e appunto nel descrivere la morte di Matteo e poi la visita al cimitero prima della partenza, dove erano in gioco elementi patetici lo scrittore s'è saputo sorvegliare, e ha chiuso le due scene in ùna linea;ità tanto più efficace quanto più era facile sconfinasse nelle attigue zone patetiche. Ma, giunti 'a questo punto della vita di Giò, occorreva assi- 1 ) Mozzo. Romanzo. Ceschina, Milano, 1929. L. 10. BibliotecaGino Bianco

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