Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

L'arte di Piero Gadda (81 Oome sarà potuto accadere dunque, che, da un preludio così vicino alla letteratura frammentista, il -Gadda sia pervenuto a un tipo di nar– razione che eliminava di necessità ogni fredda ricerca di parola e stesure sintattiche, e tendeva chiaramente al racconto, dirò così obbiettivo ? Anche. se non conoscessimo la formazione letteraria del Gadda, la stessa tecnica <li' Liuba ci aiuterebbe ~ farci scorgere che l'ideale del giovine scrittore è cambiato; e data la forma d'arte prescelta, cambiato in meglio. E anche qui è evidente l'effetto di certe letture. Come dietro l'elaborazione dell'Entusiastica estate si sentono, dal lato formale, Li– nati e le esperienze stilistiche rondiste, così dietro Liuba s'avverte, anche nel procedimento narrativo, la lettura di alcuni inglesi moderni, soprat– tutto di Conrad : Liuba ha lo schema di Cuore di tenebra . .Sono state, al– meno in parte, queste letture che hanno permesso al Gadda di superare rapidamente l'intrico d'una scrittura di tipo letterario e di avvicinarsi ·con bel risultato al racconto pieno. Liuba rappresenta dunque una tappa importante nello svolgimento artistico del Gadda; al punto che la stessa operetta che venne dopo, Verdemare, è, almeno per le parti d'indole descrittiva, se non un ritorno, un indugio sulle prime posizioni, con un tono però più guardingo e un gusto più fermo della parola. È ovvio osservare che alcuni brani di V-erdemare sono stati scritti, anche se pubblicati dopo, prima di Liuba; mentre i due racconti, Vecchio capitano e Cinque terre, testimoniano chiaramente di questo progresso, ch'è progresso dalla prosa liricheg– giante alla prosa vera e propria. Certo, qua e là, in questi racconti di Verdemare, e ancor più in quelle prose del volumetto che oscillano tra l'impostazione narrativa e quella descrittiva, di paesaggi e visioni mari– naresche, bellurie formali non mancano; ma, mentre prima la materia si irretiva ·in una scrittura pregnante, densa, attraverso un linguaggio di scelta, e quasi sempre teso al canto, ora essa si distende chiara e dut– tile nel calmo rilievo del periodo, entro nessi sintattici agili nei nodi e nei trapassi. Ancora, tuttavia, il proposito di definire e concretar la visione (lodevole proposito), porta il Gadda a qualche levigata e studiata fred– dezza. Noteremo poi che egli, teso com'è verso il rilievo oggettivo, vers0; le cose, se fa opera d'esperto descrittore e s'attacca alla realtà come al solo_elemento che possa salvarlo dall'e:ffuso lirismo, non mostra ancora una vera capacità di vivificar dall'intimo la natura e la realtà delle sue creature. Gli manca insomma ancora la profonda corrente d'umana simpatia che conferisce alle figure dell'arte quel palpito spontaneo di vita che le rende più intense e reali della realtà medesima. Talvolta lo scrittore si ferma all'esterno delle sue figure, e dei paesaggi; e disegna questi con un'attenzione quasi soltanto visiva, e di quelle descrive i moti dell'animo con esteriore minuzia. Tra cosa e parola non v'è profonda aderenza rapporto costante e diretto, ma quasi uno schermo di cauta freddezz~, utile al Gadda per non cadere nel patetico delle emozioni facili, ma impacciante in quanto gl'impedisce quell'abbandono, dirò,. cordiale alle cose, e la possibilità d'adeguarsi al loro segreto fluire vitale. Di qui, la schematicità un po' rigida e impigliata delle sue figure, la loro povertà e quasi secchezza intima. 31. - Pioaso. B1bHoteca Gino Bianco

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