Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Beltramelli a Oocoolìa 479 il che faceva con molta buona grazia cantandoci degli stornelli forlivesi pieni d'estro e di passione: Bela burdela fresca campagnola da i cavel:l e da j occ come e carbon da la bocca piO rossa d'na zarsola te t'si la mi passion .... Tra il lusco e il brusco cominciavamo a mangiare e si finiva che le stelle guardavano di tra i tigli con tanto d'occhi spalancati. Lontano dal tavolo s'accendeva un lume ad acetilene e moscerini e zanzare correvano da quella parte facendovi un nugolo intorno ~ lasciando noi finire in santa pace. Quelli della famiglia erano pratici di questa ginnastica di man– giare all'oscuro ma io poco mi ci ritrovavo e mi toccava stare col viso quasi dentro il piatto : ed anche questa era novità da vacanza che mi 1:avava gli anni da dosso a .gruppi di dodici. Una luna infiammata s'af– facciava fra i tronchi degli alberi, le raganelle zufolavano dai fossi vicini e lontani, inavvertitamente le voci di tutti si facevan più velate e più <lolci, ma Belt non voleva essere schiavo delle malinconie dell'ora e con quella sua voce rugginosa tornava di tanto in tanto a fare il tiranno, con sollazzo' di tutti, e anche proprio: parlava per sua bocca il cavalier Mostardo. Ed ecco pel viale si sentivano avvicinare delle voci e delle forme umane uscivano dal buio. Ambascerie di Coccolìa e dintorni. Gente che veniva per informarsi se c'eran risposte da Roma e se il ponte sul canale si faceva o non si faceva. Si sentiva poi un campanello di bicicletta venir per la strada e si vedeva un lume voltare al cancello : era una medichessa-condotto che veniva a fare du~ chiacchiere dopo una dura giornata di lavoro. Infine venivano al rapporto le camicie nere del fascio rurale di Coccolìa, per dire le novità della giornata e prender~ ordini per il di seguente. Beltramelli era della partita in un modo magnifico, perché in Romagna anche la gente di maggior levatura ha un modo semplice e naturalissimo di trattare col popolo, senza ombra d'affetta– zione. Col suo bel dialetto pieno di colore e d'eloquenza poteva accadere a Beltramelli, ,con un uditorio simile, di dire delle cose bellissime, piene di poesia, di buon senso e d'umanità. Sprofondato nella mia poltrona di vimini io me lo stavo a guardare sullo sfondo abbagliante dell'aceti– lene, questo poeta cogli stivali che teneva incantati quei quattro gio– vanottoni con le maniche della camicia rimboccate sul gomito, il ciuffo sugli occhi, e me lo sarei abbracciato. Presto se ne andavano perché in campagna si va a letto presto. Dopo un po' anche noi seguivamo l'esempio. La Maria ci distribuiva le candele e ciascuno raggiungeva la sua camera. Ci salutavamo in un gran came– rone pieno di libri, di armadi e di carte arrotolate, con la candela in mano. - Bona notte Tugnàss ... . - Bona notte Tugnin ... . ANTONIO BALDINI. BibliotecaGino Bianco

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