Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Lettera a Paul Valéry 475 de decouvrir l'A.mérique. Tout le monde sait bien ce que l'on verra; mais il suffìt d'ébaucher le geste, tout le monde est ému. G'est la magie de la littérature: » « On dit d'un livre qu'il est vivant quand il est aussi désordonné que la vie vue de l'ewtérieur semble l'étre à un observateur accidentel. » « Ecrivains. Geuw pour qui 1J,nephrase n'est pas un acte inconscient, analogue à la manducation et à la deglutition d'un homme '{Yf'esséqui ne sent pas ce qu'il mange. » « Les pensées 1 les émotions toutes nuès sont aussi faible que les hornmes tout fllUS. Il faut dono les vétir., » Che è una variante di quello che scrivevato undici anni fa ri– pubblicando· l'Introduzione al metodo di Leonardo: « L'enthousiasme n'est pas un état d'ame d'écrivain. » Ma, sono caduto nel pericolo che volevo evitare : trascrivere invece di commentare. Grande tentazione perché non solo gli scrittori, ma anche taluni pittori e musicisti ancora oggi tutti vòlti al culto dell'impressione rotta e fulminea, potrebbero nelle vostre pagine trovare la via della salvezza, se la perdizione non fosse tanto più facile e comoda. ,Su un punto però di questa Variété II non riesco ad essere in pieno accordo con voi : là dove parlate della sincerità e vi dolete di trovare certe intonazioni di Stendhal tre o quattro volte troppo sincere. Avete ragione: Stendhal proponendosi d'essere vero lo è fino all'arcivero, cioè fino al falso. « Il y a deuw manières de falsifier: l'une par le travail d'embellir; l'aittre par l'application d'étre vrai .... Ce vouloir-etre-sin– cère-avec-soi est un principe inévitable de falsification. » Ma qui voi definite la sincerità morale, che è tutt'altra da quella letteraria, o poetica che dir si voglia. Parlate, insomma, più come up. confessore al penitente che come un critico allo scrittore : pel quale critico il solo fatto che importa è che questa nuova falsificazione o finzione uscita dalla troppa sincerità riesca a vivere nella fantasia, libera e spirante come una per– sona viva. Non assomiglierà allo scrittore? Che conta? Il modello muore, il ritratto resta. E se proprio vogliamo anche attraverso a questo ri– tratto ricercare i caratteri dell'originale, vi possiamo riuscire per via di contrasto invece che per via di uguaglianza. Lo dite voi stesso: « Tout écrivain se récompense camme il peut de quelque injure du sort. » Ma infine a voi pure, per le ragioni suddette, francesissimo, donde è venuto tanto acume e tanto fervore nella ricerca e nell'ammirazione della sincerità e semplicità ? Leggo nella dedica del vostro ].ibro per firma quel « Pagolo Valeri » che è talvolta il vostro modo di ricordare– agli amici italiani quel che avete d'italiano nel sangue; e rileggo nelle pagine su Genova questa definizione dell' « Italianità. Sirnplicité de vie. Nudité intérieiire. Besoins réduits au minimum. Gout du réel poussé à l'essentiel. F'ond sombre et légèreté, 1nais toujours attentive. Insouciance et profondeur. Secret. Pessimisme tout contredit d'activité. Depretiatio. Tendance auw limites. Passage ad infinitum. » Pensavate solo a noi Ita,.. liani scrivendo questi appunti? No, anche a voi stesso. Ed è per questo che siamo molti qui a non ammirarvi soltanto, ma anche a volervi bene. UGO OJETI'I. BibliotecaGino Bianco

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