Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

LETTERA A PAUL VALÉRY. Amico caro, ho finito or ora di godermi il secondo tomo di Variété. Pensavo di scriverne le solite due colonne chiamate articolo di critica; .ma il consenso è anche questa volta tanto frequente e cordiale che vorrei trascrivere e tradurre, non criticare. Tra l'altro, la vostra prosa chiara e concisa, d'un congegno netto e scorrevole e in apparenza semplicissimo, ,è di quelle ormaì rare in FFancia che, a tradurle parola per par,ola, riuscirebbero a un italiano perfetto: parentela nascosta e durevole la quale convince e commuove me scrittore più di quella etnica, politica e ipotetica, sbandierata a certi giorni su pei giornali e nei brindisi : e mi convince di più perché non lega il folto dell'uno e dell'altro popolo, ma le cime alle cime; e per vederla s'alzano gli occhi, non s'abbassano. - Ma non m'auguro perciò che taluno pensi a tradurre queste «varietà» nella nostra lingua, perché sarebbe inutile e chi le può assaporare co– nosce il francese, e perché delle traduzioni voi stesso avete scritto che anche le migliori mancano della, terza dimensione. Giusto, specie per la poesia. E se n'incontra la' riprova in un'altra arte. Per distinguere infatti la copia d'un quadro antico dall'originale gli esperti osservano prima di tutto la profondità dell'aria e il rilievo i quali, nella copia più accurata e ingannevole e talvolta anche in una replica fatta dallo stesso pittore, sono come soffocati e appiattiti dalla stanchezza della rip~tizione : anche li la prima .a svanire è la terza dimensione. A questo proposito lasciatemi ringraziarvi subito pel J?iacere che mi dà il vostro continuo chiedere paragoni esempi argomenti all'archi– tettura, alla musica, alla pittura, scrivendo di letteratura. E una ric– chezza ùa noi quasi perduta; e chi avesse scritto il dialogo di Eupalinos ou l' Arohiteote, ovvero, in questo nJiovo'libro, il parallelo tra Rembrandt e Descartes, tra quel che ombra e luce ,sono nella pittura, nella musica,· nelle lettere, sarebbe da noi considerato un dilettante se poi si volgesse a scrivere questi saggi su ,Montesquieu, Bossuet, Stendhal e Baudelaire, che tra i vostri mi sembrano i più saporiti e nutrienti. E non dico della giovanile Introduzione al metodo di Leonardo da Vinai, ché qui da nòi Leonardo se lo sono smembrato in pezzi minuti, e chi lo studia come meccanico prude~temente evita di ricordare che è stato anche pit– tore, e chi lo considera profeta dell'aviazione scantona presto se gli -si parla di Leonardo scrittore .. Gli stessi filosofi ai quali adesso voi dedicate le pagine su Léonard et les philosophes a capo del libro di Leo Ferrero su Leonardo e l'opera d'arte, gli stessi filosofi dei quali una volta il · gran merito erano q,ueste vedute dall'alto che rifacevano della nostra BibliotecaGino Bianco

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