Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
Cinquemila lire 469 p,osson far quel che vogliono e pi,gliargli il podere ora, se vole– vano .... Gli veniva a mente il giov·ane Amerighi come gli era appa– rito i111 capo aJlla-viottola nel botro; pareva che il mondo fosse tutto suo : oolla forz.a, a esser ricchi ! Ma ci avrebbe pensato lui, a fargli rendere un ,po' di quella grazia di Dio: bastava di tr,ovarli insieme Ulll'altra vo100i, una volta sola, e la cambi,ale l'avrebbero paga00, gli Amerighi. Il tempo stringeva : bisognava troyarceli, - alzrundo la testa vedeva le gambe dellla Fosca china a ,segiaire,-· metterceli, insieme. Che cald!o, era! Non eran l'ott,ò, e si soffocava. Non c'era stato levata di sole, il cielo era rimasto grigio d'afa; l'aria, si faceva fatica a respirarla: c'era anche il caso che piovesse sulle mucchie del grano e marcisse quel poco di raccolto. Maledetto tutto! La Fosca avev,a smesso di ,segare, e s'era buttata sul ciglio sbot– tonandlosi il giacchetto. Il bambino s'era attaccato al petto con [e manine malsicure. Tito s'em,piva di rabbia: ecco chi doveva esser contento: lei e quel figliolo di rnessuno; lei, la cagione di tutte le disgrazie, quella senm vergogna! La Fosca si mise a mugolare. - Chètati ! - masticò Tito fra i denti. - Ohe vi fo a cantare ? - chiese la Fosca, con la voce amara. - Mi fai rivoltare lo stomaco, - broowlò Tito asciugandosi il sud!ore che gli c-olava 111egliocchi. Gli pareva d'essere ai lavori forzati, [oro tre, lui, Felice ,e l' Alllgiolina, e che la Fosca i;;taJSse lì a far da aguzzino, che non is,mettessero ma.i un momento. E era sempre lei, cosi, sfacciata, senza vergogna, che a guar– dar }a venivan le vertigini. Il bambino cingeva la mammella COIIle braccine, e lei socchiudeva le palpebre in una di quelle beatitudini istintive che valevano più di tutto al mondo. Col bambino al petto, si sentiva bene, come a essere accanto a Giulio. Di tante cose godeva la Fosca da quwdo era venuta l'estate, la sua stagione; anche IIlei solleoni non ,poteva entrare nel sole senza sentirsi aprire di piacere; e l'ombra le dava sempre nn senso di oppressione. Verso le dieci la Marietta portò d'a mangiare. Felice e l' Alllgio– lina amdarono a riscontrarla e si imisero ,a mangiare in fondo al campo, nell'ombra del fila,re, dove gli altri non li potevamo vedere. Ma l'Angiolina non poteva mangiare. Le nebbie s'eramo alzate, ma il cielo era rimasto coperto di nuvolo e gli alberi non muovevamo foglia in uno spasimo di attesa che prendeva runche le ,persone. La terra pareva invecchiata; incartapecorita, grinzosa. Felice aJC.Cese ulila sigaretta : - È afa. Tito guardava il te-mpo con quel rancore invelenito dell'uomo disgraziato che non si sa adattare, e nemmeno reagire : BibliotecaGino Bianco
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