Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
468 lJ. Oinelli e giù per la china, a gr,am.passi velfci. La gente si voltava a guar– darlo. 'Egli si vergognava, ma si affrettava ,sempre di più: aveva speraIDza e paura insieme di trovarla. ·Mal' Angiolina •aveva preso per i campi, un sentiero che costeg– giava la strada, e C•Ollla sua bambina ·per mano, andava avanti, con u111 pa,sso leggero, ritmico, come se cruntasse. XVI. Il gramo d[ Tito era una miseria a vederlo. - F'arai parecchio fieno, quest'anno! - ,sogghigmwa Felice: era pil) erba che pruglia. Per· tamti motivi, ma.che a sentir lui dipendevalllo tutti da umo solo, dalla miseri!a, Tito, non ia,veva potuto fa.re una faccenda ammodo; aveva c@mprato le bestie ta,rdi, e s'e ra rid otto a lavorar la terra da ultimo, quando era piovuto e faceva presa; e a sementare sugli ~olloni interi, •selllzaspianare il terreno. Le mal'erbe ··avevam preso la, mano ,sul grano, la veccia, lo strozzava. La stretta del gran caldo 11'avevapreso ancora verde, e gli era saltato addosso la rug– gine. Felice si ralilegraya: il podlere non era più suo, meglio riscuo– tere quei pochi il sabato, pochi e maledetti e subito, fosse bel tempo o grrundillle. Tito non gli badava;' fra gli steli stenti, fra quelle spighe mde, smiO.w,di poche chicca, ritte illlterite, vedeva venire la miseria., Le prendeva di ra,bbia, a manate, pieno d'a,stio. Come aveva fatto -presto a ritrova,rsi cosi! Ohe sorte, che ingiustizia! Già, per i poveri, la gi·ustizia- non c'è: se aves,sero avuto denari, 'sarebbe andata in tllll altro modo : il grano avrebbe avuto il necessario. Ma quallldlo uno nasce disgra,zia,to ! Oome va che si nasce ricchi e poveri? C'è chi diventa ricco, come il Cecchini, e chi di ricco diventa povero, come Felice. E poi c'è chi lavora come una bestia, s'arrabatta, mette da parte quei pochi :a levarseli di bocca, e a:ppena alza la testa,, lo ributtano giù, glieli c-avan di tasca. E chi n'ha troppi, come Ila vedova Amerìghì, e il suo figliolo.... L' Acquaviva sarebbe :finita ilil mano loro e dopo tanta H,go1I1ia ·lui si sarebbe ritrovato per una strada, a, accattar'lavoro. Meglio far come Felice che se l'era ma111gfatie bevuti almen,o, lui. ... Si voltò a guardarlo: sotto' il cappello a lobbia di pa.g.lia di truciolo,· gobbo, 00111 quelle !>palle strette, rientranti. ... Eippnre lavorava, Pelice; come quelle bestie che non .son più che un mointe d'ossa, eppUTe ,si tirano dietro l'arairo e pare che noin durino fatica. Chi si sforzava davvero era l' Angiollina. Ogni tanto tossiva: una brutta tosse; una volta o l'3iltra sarebbe affogata. Ah, santo Dio, perché ci si0Jmo al rnollldo? Per tirarsi di-etro il .giogo di campare, oome i bovi, povere bestie, anche foro. Ah, c'erano i .signori: pel' loro val la pena di vivere: BibliotecaGino Bianco.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy