Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

A. Momigliano sione senza oolo-ri e OOIIl unia tectnica imperfetta, no1I1si pre.stava a qu~sti ,soggetti: per questo, e per le solite ragioni di equilibrio, troviamo qui tre sole vignette dli paiesaggiio,_e inon le ombre frunta– stiche degli alberi fm i quali Reinzo cammina COIIl UIIlvago spavento, IIlé quell'alba f01m0isa : « La il.una, iin un oanto, pallida e senm raggio .... )). Ma in questo capitolo il Mrun2,oniha trascurato anche un'altra vi gmetta, d 'ispirazio111e sentimentale: « una treccia nera e una barba biam.ca) ), il motivo dominrunte del dormiveglia di Renw. Tema, cert o, assai r p,iù difficile che il sogno di òloo Abbondio o quello di don Rodrigo. A proposito di rpaiesaggio: le vignette di questo genere scarseg– giano runche quoodo l'esecuzione no!Il sarebbe difficile. Ne!l triste sfondo autu!Ilnale del principio del capitolo 4, almooo la fanciulla scarna che mena al prusoolo l·a vaccherella ililagra stecchita e si china a rubarle qualche erba p,er cibo de!lla famiglia, avrebbe po– tuto fomire un buon motivo; la pagina che prerunnunzia il teui– rporale foriero del termiine della peste, 00n quel silenzio che pesa sulla campagma immobile, sui viandanti, sul cacciatore, ,sulla vil– tlana che, « zappando nel cwinpo, smette di cantare, sein.2'lavveder– sene)), era già di per •Séun quadro : e nolll si può indovinare perché il Ma!Ilz.onipassasse oltDe ,senza prescrivere U1I1'i1I1cisione. Motivi ,pr,atici? O stendendo il ,suo piano egli badava più all'azi,one del r•omanzo che alle descriziollli ? A don Abbond!io sono assegnati molti argomenti di lepide vi– gnette: IIlOIIl •tutti quclhl.che offriva il ~omainz.o,inesauribile Ìlll que– sto genere di situazioni. Abbiaimo veduto che U1I1'incisio1I1e è riser– bata 1per il rritorno dal ca.stello dell'Innominato: 1llJ3, iin queJlla c'è troppo paesaggio perché don Abbondio possa esser raffigurato in un modo caraJtteristioo. No!Il si poteva isolare la sua figura 1I1ella muta e trepidrunte allocuzio111e àlla mula? : «- Alllche tu, - diceva tra sé alla bestii.a, - hai quel maledetto gusto d'andar a cercar i pericoli, quando c'è ta!Ilto sentiero! -)). Dai capitoili 29 e 30 il Manzoni ha ricavato parecchie vigmette per le vicende e le paure di òlon Abbondio durante l'invasiollle :_lllOIIl troviamo però 1I1é don Abbon– dio che, fuori di sé, corre dietro le gonnelle di Perpetua a.ffaccendata a mettere ilil salvo il meglio della cia,sa,e vuol trattenerla e discuter oon lei i vari partiti; IIlé uno schizzo defila •sua crusa insudiciata e profan;ata dai il•anzichooecchie istoriruta oon fio-ur,accedi preti orri– bili e ridiooli. Come 1110,n troviamo la macchietta malinoonica di don Abbondio che, 00111valesoeinte della peste, iincootrla Renzo : « Oaimirnim.ava rudagio adagio •portamdo il brusto111e oome ohi !Il'è . ' poritato a vrnenda )); quando rioonobbe il giovane mo111tanaro «- :È lui -seinz'altro ! - disse tra sé e alzò le mani al cielo con u~ movi– mooto di maraviglia scontenta, restandogli 8ospeso 'iJn aria il ba– '!òtoneche teineva nella òlestra; e si vedevano quelle povere braccia BibliotecaGino Bianco

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