Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Irene e l'amore 307 Il giorno dopo l'illhllla-gine era sempre viva. Tanto viva che la f~nciulla si soffermava davanti alla seggi-0la dove la sera pTima l'uomo s'era seduto; le pareva che fosse .sempre lì. Per due giorni l'imma,gine cara fu presente e vic:ùna senza che l'Irene peinsasse un minuto a fabbricare un po' d'·avvenire su queill'immaigine. Non pensò a fid3111zamentiné a 111ozze; .solo ,avvenire. che ella fosse ca– pace di immaginare: quello d'ulll .secondo bacio. Un dlesiderio sma– nioso : avere un a-ltro bado come quello ; ma era un desiderio no111 ancora sostenuto dalla volontà. La mamma la sorpr,ese due o tre volte così distratta e sospesa e non disse nulla. · - La terza sera Alberto tornò a casa presto con UIIl amico, un com– pagno di lavoro : un giovane bru1110,grande, con u111a gr·an fronte un po' ,-sfuggente, i capelli CII'eSipi e duru tutJti all':ùndietro. Era vestito di bleu scuro oollà cravatta 111era ,svolazzante, le scarpe nere. · ,I · ,f.,j}~ L'Irene non lo rioonobbe. Ma quandlo il giovame la fissò cogli occhi tra implor,anti e trasognati e fece l'atto di cercarle la m3111o, ell'ebbe un urto al cuore : « QueJllo '? No, ino, no», .e tutta la sua anima si rivoltò furiosamente. Al giovane parve _d'avere avuto come una mazzata sul capo. Si guardav·a intorno smarrito: dov'-era l'lrooe che l'aveva baciato là nell'anditino buio? questa era l'Irene? questa frunciulla fredda e ostile ? Per tutta la sera fu come u111a bestia ferita che cerca di nascondere ill ,suo male ; poi, tornato a ca,sa, un tormento indicibile comi111ciòper lui. Voleva capire e non riusciva a capfre. Voleva sapere a tuttL i oosti perché quella fanciulla che gli era aindata i111controtutta vibrante d'amore improvviso, ora lo .sfuggisse; ma la sua povera ragio111e brancolava nel bufo. Finché .s'attaccò dispe– ratamoote alla supposizione che sola gili parve logioa: che quaJl– cheduno avesse parlato male dli lui alla fanciulla. Era quella la sola speranza. Perché sapeva d'essere un bravo ragazzo e era si– curo che gli sarebbe ,stato faciile discolparsi, chiarir tutto e con– vincere l'Irene .. E il giorno che il fratello dell'lrooe gli disse di mascherarsi e lo invitò a passare a casa sua l'ultima sera di car– nevale, gli .parve di rinascere e che quel tor.mento atroce fosse alla fine. Qu3111do ila oomitiva variopinta entrò 111ellastanza da pranzo, l'Irooe ricamava. Alz.ò gli oochi che parevano anche ,più belli del solito rper ,una espressi0111e nova di e111e11gi·a e quaisi di durezza, poi si levò lenta e ,salutò tutti col suo solito garbo attenuato però dia ùn certo ritegno. L'U!i, era vestito come la prima ser,a, ma non più eorrnela prima BibliotecaGino Bianco

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