Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

306 E. Racchetti Il frawllo se ne accorse subito e 111'ebbe piacere e pensò d'aver– fatto bene a portare U1I1 po' d'allegria in casa. Ma era lontamo le mrille mig1lia dal sapere la vera cagione di quel mutamento. L'Irene lo s·apeva. Appena s'era aperto l'uscio e la comitiva variopinta aiveva riempito il salottino l'Ireine aveva subito capito che er-a entrato l'arrnore. Subito l'aveva capito, senza, 111n attimo di :iincerwzm; e ,subito, ,senza un atbimo d'esitazione, le si era spalam– cato il cuore ad aicooglierlo. ' Quando versò l'acqua bolllenw nel bicchiere di lui, del giova– notto vestito di velluto 111ero che la guardava come trasognato, do– vette fare un ,grande sforzo ,per 111ascondere il tremito della mamo. Dove, dO'Veaveva visto quel collarino bianco intorno al oollo ro– busto e sul collo quellla bella testa triste e severa? ,quei capelli a zazzera colla frangia bassa fin sui soprareigli ,castani, e la carena d'acciaio, e gli sbuffi di seta 111era che uscivano dalle mrunfohe ampie di velluto ,serrate ai polsi da una gal:iina? Dove ? Al cinematografo ? in sogno? nel-le stampe di qualche libro? Iin ,sogno, di.certo, dorveva avell'llovisto, perché am.cora le pa.reva dii so,ginare. E anche al giova111ottop,areva di sogna.re : _gu~rdava la fam.ciulla cocrnese fosse in preda a· una ,str runa ap,pr ensione, al . timore che ella, a U1I1 tratto, sparisse. Forse era la troppa bel– lJ.ezzache ,gliela faceva parere irreale ; e q1Uando le sfiorava una. mano o oereava in qualche modo un po' di co111tattocon lei, 1110n si poteva dire se lo facesse per quell'istinto amoroso che porta a me– scolare la p,rop-ria vita fisica a quell'altra• vita oppure se cercaRsc di co111vinrersiche quella fanciulla così bella 1110111_ era un fantasma. E l'Irene gili piamtava gli occhi in viso co111 una ouriosità oosi in– tensa ohe lo sguardo dell'uomo non reggev,a all'urto di una tale- o:nda di vita. · Poi fi111almenwnell'amdito buio fra la oonfusione dei saluti di commiato la fam.ciulla afferrò una mamo dlel giovanotto e si .strinse· con tutt,a la per,sona a llui. L'uomo no111 vide che ella •alzava la faccia, .ma di istinto aibbaissò il capo e le ,sue faJbbra trov:wono quelle– dell'Irene: semiaperte, umide, ard~nti. Quando fu a letto l'Irene spense subito la luce e restò supina. cogli occhi spalamcati. Lo rivedeva bene come se lo avesse lì a Ulll ,passo dal il.etto, ritto :iJn piedi, tutto stretto nel bell'rubiJtodJivelluto nero se.r;raitoaJla vita, le ,spalle 113!1.'ghe, quaidraw, le gmrn.beforti, farow bene. Noiil pensava a nulla. Tratteneva collla fantasia l'immagine dell'uomo davamti a. sé. Ogni tanto ill rioordo del bacio le accelerava il hattito del cuore. Poi il velluto 111ero si confuse col buio, la coliarina bianca arricciata come la corollla di U1I1 fiore :fluttuò un poco quasi fosse una luce che sta per ispengersi e l'Irene s'addormentò. BibliotecaGino Bianco

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