Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
270 P. Gadda li saJuta dalla soglia, alzando il bastone verso il ci~1o. I buoi ar– rruncamo pazienti sui carri si ammucchiano alla rmfusa le robe messe in salvo, le ruote cigolamo con un lamento stridulo, che si mesoola all'abbaiare dei cani. Eume1o e i ,suoi compaoni erruno stati colti dall'eruzione mentre b "f rioonducevano le greggi agli ovili. Lasciati i pasooli, s'erano r1 u- giati nel folto del bosco, che ,copriv,a da quella parte tutta una zona. del monte. Quivi la pioggia delle ceneri si disperdeva tra le foglie, e qua.Jche ruscello, di più in più arido e lrunguente, serpeggiava an– cora nel muschio e tra i ciottoli lisci. I cami scodlinzolavano affan– nati; scoiattoli sailtaV'amo ,di ramo irn ramo, quasi le fronde scottas– sero, irrequieti, e fissavano Eumelo oon or,chi vivaci. Il ragazzo era pallido di terrore, e avrebbe voluto sprofondare tra le felci in un sonno profondo. Polifemo stava ferrando U1U cavallo nel cortile della fattoria, aiutato dal g,arzone mamiscalco,. quarndo s'erano uditi i primi rombi del Vulcano. All'appressarsi della nube di ,c,enere, aveva raccolto i suoi bufali, ch'erano l'orgoglio della casata, e aiutato dai fa.migli li avevia portati a fare un bagno alla spiaggia, presso alla caverna. Alto e gagliardo, col petto irsuto ricoperto d'una pelle di cervo, e un nodoso randello in mamo, pareva urn vecchio nume silvano. L'unico occhio luceva bonariamente; di fronte al cataclisma, Po– lifemo non s'era perduto d'amimo; era però un pooo ilU pernsiero per l'assenza del figlio, che credeva ancora nei prati dei pascoli, a raooom.tare ai ,suoi amici il brutto scherzo subito. I bufali diguazzavano nella spuma delle piccole onde acoor– renti ; la carogna ililsepolta del cooe cominciava a puzzare p,res,so la bocca dell'amtro. Frattanto i torrenti delle lave lambivano i primi pmti d'erba rasa sparsa di genzfa111e cupissime, cocendoli. Gli arboscelli sbian– oovano arsi prima anoora che l'onda melmosa li seppellisse; gli alberi più alti, prima di morire, si torcev3Jilo diviincolandosi e oome implorando pietà; poi abbattuti restav0JI10travolti nelle lave fumi– gamti. Solo qualche ramo scarno e carbonizzato emergeva qua e là, sopra 1'.0111da rnerastra, oome l'av,anoo di un naufragio, un braccio maledicente levato ve~so il cielo. A questo pooto una nuova fruntasia prese il Vulcano e mentre le kwe imipigri~a,no, coirruinciòa buttair fuori :rnru:;igini~fo~ti che passavano saiettando nel cielo, lasciarndlosi dietro wna, scia di fumo giallo. Dove cadevano, schiantavano tutto. NeJJla foresta abbattevano i tronchi più poderosi sulle rocce schizzavamo oon scintille e seochi sooppi; nella sabbia 'affondavamo ilil mare levavano alti candidi spruzzi. ' . '!èlemo ed i _suoi compagni erano riimMti sulle scogliere, impie– triti e sgomenti da quello spettacolo. La boscaglia li difendeva da BibliotecaGino Bianco
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