Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
I \ Ulisse e i Ciclopi :.!69 sospipte 'd,a una forza profonda ad invadere il cielo. Ora pareva un dromeda,rio, ora unia gir•andepiroga, una pigina, uma mon,g,oHìera,,un dlrago 7 un fu111go, un biso111te. Mentre questo penna,cchio, giganteggiando, faceva oome U1I1a se• conda, •aerea montagna, di sotto ,alla sua pancia fuliggi111osa,arros– sata da riflessi oolor perso, si Ìllldovinava 11-111 informale travaglio di lave roventi. U111 .suono sordo e roco vibrava nel monte selvoso, oom.e d'un mastino che ringhia represso; un crepitare di scoppi più nitidi e quaiSi allegri lo gremiva, geinerati dal bollore del gran lago ridesto. Ohi, come un còndore a.aJali spiegate, avesse potuto trasvolare la buca del cratere, avrebbe veduto lo stupendo orrendo spettacolo. Il lago grinzoso, ringiovanito dal f uoco, a veva sentito la vecchia pelle liquefarsi intenerita. Solchi s' era.no aperti 111ella ntica cro– sta, da tanto tempo sopita, e da questi la lav·a più liquida e molle, che s'era preparata di .sotto, era scl;liumatia fuori, colmando le vec– chie rughe, formando mo111ta,gnole pastose, che si rapprendevano a poco a poco, a loro volta ,sopraffatte da 111uove lave. Poi tutto il lago aveva cominciato a salire. Le pareti interne del cratere si sfaldavano, si scheggiavano, fra– nav-ano -precipitando, scoprendo amtiche veri.e del monte, striate di bruve azzurre, violette, pl\lrpuree. Queste frame .stagnaJVano u111 poco, come sco,giliere -dtidetriti cineroginoli, SOipl'alo specchio voraginoso del lago, ormai prossimo a la;mbire i greppi più alti; poi si !liquefa– cevano in quello, ingoiate affondavamo a poco a poco. Quamdlo la marea irnterna si affacciò ai valloncelli che stria'V-ano il co1110 esterno del vulcaino, e oon lingue di fuooo, fumiganti e melmose, co,min- ciò a ,sc oodere verso l'erba dei pascoli, si levò dalle campagne un ll1ula.to di uomini e di onaindrie. I b ovi muggivamo nei recinti, e· qua e là, impazziti pel terrore di quel cielo balenante, avevano speZo7Jato le staccionate, sgrop– pando in disordillle verso il mare. Oomdnciava a cadere sulle fore– ste e sui casolari una pioggia di cenere calda; i pastori raccoglie– vamo le famiglie .sopr-a grandi carri, trainati da biamchi buoi, e si avviavalllO•ooHe gregigi vers,o le spiagge, dove l'·&ria sembmv~ lldl– cor salva. Ma v'era chi, c,onsiderwndo la. p,ochez~a degli sforzi umani contro quello i-catemato gigante, si ,sedeva sulla prod 1 a di u.'l fosso, colle malili tra i capelli, e gli restava solo l'animo di alzare a qUJ31Ildo a quando uno sguardo alla sua cascillla, alle bic-he di :fieno biondo, ai filari dell'orto. Per le famgose carraie, poco prima chiaz,zate di rugiada, arse ora dal calore deil vulcMlo, avresti veduto le tristi p,r,ocessfoni dei fuggia.schi; i cani che si affalllna,no ancora a racoogliere, azzaJiman– dolo, il greg\ge, i r,a,gazzi che piango1110,le don'Ile spaurrte coi pic– cillli in braccio, e qualche vecchio ehe si rifiuta a Jasciare la ca,,;;a,e BibtiotecaGino Bianco
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