Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Ulisse e i Ciclopi 267 Arrivato a tiro, Tèlemo s'ingilllocchiò dietro un 'arbusto e illl– eoccò la freccia. Esitò un istaIDte, chiedendosi se, per colpire lo Strwniero, valeva la pooa di mettere in perfoolo 11',ariete, che ai suoi occhi valeva molto di più; ma gli apparve Barbollle sgozzato sulla soglia della caverna e la sete della vendetta lo decise. Tese l'arco, allentò il pollice, e 1a freccia volò frusciando, gaia e lieve nell'aria luminosa. Il dardo rasentò i capelli dello Str•aniero, si C01I1ficcò, scomparendo, ilil ulll cespuglio di corbezzoli. Ma non fu Ulil colpo perduto : perché, mollando la ood!a dell'ariete, il nemico, al sibilo della freccia, se la diede a gamby verso la spiaggia, rag– giungendo il grosso dei compagni. Vedendo che era ormai troppo tardi per impedire l'imbarco delle bestie, i pastori si sfogarono a bersagliare à.i freooe i loro nemici. Ma non era focile ,colpir,e quei milllgherlillli che, a ciò ammoniti dal loro capo, saltavalllo qua e là come scimmie, per non d!ar bersaglio. Il più delle frecce si oolllficcava per terra, sollevando una nuvo– letta, che sciamav,a 1I1ell'aria, impolverando gli arbusti vicini. Il dardo vibrava un poco, colll Ullllieve suono, simile a corda di cetra aprpena soalpitta dal plettro, poi restava immobile nell'arsur-a. Tèlemo, Nèrito, Arcisio, seguiti dai più animosi, eralllo ormai giunti ,ad una cinqua1I1tina di passi dai fuggiaschi. Il grosso delle pecore infilò illl. quel momento la passerella e rovi1I1ò1I1ellastiva, levando un alto belato, e parve un adldfo ai pilllgui pascoli che le avevano fino a quel giomo nutrite. Il pontioel1o era stretto e traballante e due o tre peoor,e, pre– mute dalle compagne, cascar,01I1O in mare, levallldo una sciacquata di spruzzi : col muso fuor dell'ac;qua, am.naspatrdo, si affannarolllo a raggiungere lo sooglio più vicino. Uno dei ,pirati s'era azzoppato mettendo un piede illl fallo, ed era riml3Jstoillldietro; i compagni già ilil ,salvo ,gli gridava1I10s,i spic– ciasse, che, oramai, s'aspettav,a solamente lui, per abbattere la passerella. I rematori erano -già sui banchi, colle schiene curve, pr001ti a scoccare la prima vogata : ma Tèlemo levò loro l'ansia dell'attesa. Mentre lo zoppo si affrettava saltellallldlo lungo il ciglio del1a scogliera, ed era a pochi passi dall'i1JD.boocarela passerella, una freccia lo raggiunse sibilallldo 1I1elgorgozzùle. Stramazz.ò ilil avanti con un grido, travolto dallo slancio della oorsa, piombando in mare.a capofitto. Aveva indosso una maglia di bro1I1210, ch'era il ,suo orgoglio, e che lo trasse nelle ac,que profolllde tra le attilllie e le meduse violette. Ciò visto, il Lercio Stramero ordinò che si tagliassero le cime d!'ormeggio e, abbandonando a riva un gruppetto di pecore disperse, la nave si distaccò dalle rocce. Vedendola aH01I1ta1I1ar:si, i 1 paistori le LIIl!3JD.rd~olllo, a guiisa di sa– luto, U1I1 ultimo stormo di frecce ; pres.to fu fuor di tiro, e gli ultimi BibliotecaGino Bianco Fonditzione A\fred LeWit't Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy