Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
266 P. Gadda reno .scabro UJI10 sguardo di :fiamma. I ,compagni seguiva~o ogn! suo gesto con ansia. Dopo ch'ebbe vag•ato UIIl po~ tr~ gl~ alberi radli. 1o videro chinarsi rapido· e lieve, con un grido d1 tr1:onfo, e quello ch'era sfuggito a tutti (perché l'occhio più vigile è ciooo, se la Ragione noo lo govema), gli rifulse tra l'indice e il pollice, sulllo sfondo ramoso della foresta. Era la còccola auloote. III. ZUFFA. Con questa traccia (le capre erruno .state generose) ripresero ve– locemente il cammino. Pervenuti ad UJI1 dosso, dove la boscaglia smoriv•a in brughiera, apparvero loro dall'alto i fuggiaschi. Si af– frettaV'ano al mare, mescolati alle capre, sollevando folate di pol– vere bionda tra l'eriche cupe. Si appressavruno ·ad una scogliera, dove era ormeggiata una nave alta, oolor della pece, solida e tozza,. colla prora e la poppa ricurve, scolpite dli rosso. A vedere la pochezza dei nemici che avevam. dinanzi, gli animi dei pastori si imbaldanzirooo ; si guardarono, come per gratularsi a vicenda, ed alzando un urlo selvaggio piombarono giù tutti in– sieme, tra i tr,onchi mozzi ed i cespugli color cenere. Si volsero al grido gli stranieri, e, sgomenti, videro il pericolo che li sovrastava; buon per loro, che la nave era ormai vicina, e che gli inseguitori, per la fretta w·antile di azzuffarsi, s'erano palesati troppo presto. - Dovevamo prima fard sotto, bestie che siamo stati! - bron– tolò F,edimo, lieto in cuor suo dli.avere qualcosa a ridire ; ma ormai era fatta, e non restava ai pastori che allungare le gambe. Gli strrunieri, senza perdersi d'animo, raddoppiando le nerbate sul gregge, cercavano di svignarsela correndo, per qurunto impacciati dalle ·anfore e dalle forme di cacio. Nel frattempo i guardiruni della nave preparavano l'imbarco del gregge, buttandlo un pontile d'assi tra la frisata e lo scoglio. Non tutte le bestie, per altro, facevano il oomodo dei ladri ; qualcUJI1a si disperdeva capricciosa, pascolrundo per oooto suo, oome ignara d'ogni contes,a; UJI1 ariete, il più robusto esemplare del gregge, udendo i riihiami di Tè1emo, s'era impUJI1- tato sugli zoccoli, e non voleva più andare avanti. Avvicinandosi corre1t1do,Tèlemo vide c 1 he lo Stramiero, IIlOlll ,sapendo il'isolversli rudi abbandooare una preda tanto bella, si affannava a smuovere il te– stardo. Riconobbe il Re di quei pitocchi. Sudato in fronte, colla voce rauca, non sapendo più a che srunto votarsi, si era attaccato a due mruni alla coda dell'ariete e ceroava oolll questo estremo ar– gomento di per_suaderlo a imbarcarsi; ma, decisamente l'ariete non amava i viaggi di mare. ' BibliotecaGino:Biàne;o
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