Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

1!. Gadda gnore; rnoi siamo giUJI1tisupplici a ,queste rive, sba~tuti a lungo d~ dure tempeste [lel pélago, e ti chiedliamo la pro~zwne ~ovuta agl~ ospiti : tetto, amcelle e buon vino. Giove, che i nembi. 3:dun:i,, t1 darà lU[lga vita)). Come se si dovessero trat1Jare d,a ospiti dei ga– o-lioffi che ti entrano in casa sfrontatamente, fa,ceindo man bassa o ' su quanto gli capit•a sotto! - Squartarli! impicicarli ! - rfoomi,nciava Nèrito, ros1so :im. vh,o, ma Arcisio, pronto, gli tappò la bocca. - Al1ora, dioo io, - rip<rese Tèl,emo, - oome si fa a dh,itin,guere un ospite da un ladro? Devo, però, riconoscere che, malgrado la sconoezza del .suo CO[ltegno, quel Lercio Straniero non era il primo venuto : aveva occh!i.furbi e luminosi, ed infi,orava il suo dìre di rnomi e di citazioni, che lo palesavano persona di quaJche cultura. R,acco!Iltava che lui, ed i suoi seguaci, che frattanto oontÌIIluavano sfacciatamente le loro gozzoviglie, ritornavano dall'avere espu– gnato una grande città. Per 1o scilinguagnolo poteva dare dei punti al [}Ostro Nèrito : parlava fontasioso e colorito; U[l vero commesso viaggiatore. Vedendo che, al racconto delle sue avventure di guerra, mio padre ed io ci tenevamo la paincia dal ridere, gli saltò la mosca al naso, e cominciò a strillare che abusav,amo della sua situazione (« utn po' singolare, lo aIIliilletto))) e che consiàerava il !Ilostro oon– teg,no come una maincamza dli rispetto. Infine ci dichiarò di essere Re, non rioordo di dove, e per rabbonirci ci chiamò « generosi e magnanimi villici )), moortlrepooo priima, nell'impeto della sua stizza, ci aveva defirni to « 1sciooo0111i )) e « crurne da b:aJdile )). Mio padJre lo asooltò bonariamente; una sola volta lo inter– I'luppe dioondog1li: - Si asch1,gh:i,di gmzia, la barba! - che, im- Tu'lltti,g·,r,0111dnva di vino. Quando ebbe fim.iit,o:- Vostra Altezza - (in verità 1no[lgli arrivava all'ombilioo) - non mi ha ainoor d!etto - osservò oon g,arbata ironia, - a che debbo ill piacere della sua vi– si1Ja,e in che posso servirla. Qual buon vento la porta? - Era utn modo di dire in queil momooto a\Ssai improprio, perché il mare lu– ceva nitido e piatto oome utn vassoio. Vi prego di notare che, oosì parlandogli senz'ira né minacce, mentre i suoi compagni non cessavamo dal ciolllcare il lllostro vino, e la caverna era tutta chiazzata ·da,].nostro latte sparso mio padre diede prova di molta signorile pazienza : se lo avesse y;~luto in un colpo di 'lll{Lno, li avrebbe messi fuori dalla c:averoa a scul~io[li. Apprendemmo du!Ilque, dalla risposta dello Straniero ch'eram venuti alle [lOStre rive per mare, e che una burraschetta 'unita ad una falsa manovra del p.Uota, li aveva buttati durante la ~otte sulle scogliere, dove la loro [lave si era miseramente inframta. · Raggiunta la riva IIluotamdo a tentoni IIlel buio s'erano rifu– giati come granchi sopra uno scoglio, attendendovi' il primo chia- BibliotecaGino Bianco

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