Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

356 D. Ojett1- stemmi e d'attributi, e la lucidano ogni mattina. La portano per lustro e per difesa, in pace e in guerra, al caldo e al freddo. Ma un giorno che il caldo è pesante e li vedi sudare e smaniare e suggerisci loro di togliersi la corazza, s'offendono come se chiedessi di scuoiarli. Badi, d'uomini siffatti ne ho trovati anche tra loro Inglesi; ma prima di tutto sono più rari che tra Italiani, Tedeschi e Francesi, e poi sono più educati: s'allontanano cioè appena sentono che io non sono pane pei loro gran denti, e non m'ho da scomodare io ·a trovare pretesti per fuggire l'afa del loro prestigio. « Nel mio cuore è mattino. Il meglio della vita è sempre più lontano, più avanti». ·Ecco il vangelo: in una parola, la speranza. Ma non biso– gna essere inerti nello sperare e tra due sbadigli sotto le coltri aspet– tare che i doni del domani arrivino col vassoio del caffè e latte. S'ha da essere curiosi del domani come d'uno spettacolo nuovo e andargli in– contro con fiducia. Ella magistrato mi rammenta un vecchio medico ùi campagna che quand'ero ragazzo accompagnavo talvolta nelle sue vi– site: me lo rammenta per questa ilare serenità d'animo, e perché il ma,.. gistrato assomiglia al medico nel c6mpito di guarire. Egli mi diceva: - Se non sperassi di scopri.re ogni giorno al letto d'un infermo qualcosa di nuovo, in quarant 'anni d i questo mestiere sarei inebetito. Anche quando m'accorgerò di dover morire, penserò: « Andiamo a vedere», e m'auguro di riuscire a dirlo ad alta voce per la consolazione dei miei col miglior sorriso che potrò. - Nelle ore che gli lasciava libere quel correre per monti e pianura dietro al male, s'occupava di geologia e di minera– logia, perché, affermava, a studiare le pietre, quello cioè che al mondo sembra più sterile, immutabile e morto, e a scoprirne i segreti, l'origine, la formazione, le proprietà e quasi l'indole, egli s'abituava a svagarsi con poco; e il loro silenzio e immobilità lo riposavano dall'assordante loquacità, malinconia e instabilità degli uomini, specie di quelli c~e per dovere professionale doveva assistere e confortare. Portava sempre al– l'occhiello un fiore di campo e, se non ne trovava, una foglia. Dobbiamo, dicevo d'accordo con lei, essere sempre curiosi del do– mani come d'uno spettacolo nuovo. La curiosità è la facoltà dell'anima che mantiene giovane l'uomo perché lo rinnova: curiosità di vedere, d'udire, d'imparare. E intendo per curiosità non il disordinato appetito di conoscere, ma il desiderio d'arricchire sensi, sentimento e intelletto, e d'affinarli in questa caccia e scelta continue. Chi è vecchio? Chi crede sapere ormai tutto quello che val la pena d'imparare e, se gli offrono una rosa, non s'avvede più che è diversa da tutte le rose fino allorai ,guardate e odorate. Ohi è giovane ? Quegli che come il mio .medico h tt ' . ' ' anc e a se aut anm trova in un ciottolo logoro qualcosa da ammirare. C~riosità_ è ca~acità di meravigliarsi; meraviglia è capacità di godere. Fm t_ra _1santi ~~lla Chiesa oso preferire a quelli tetri e categor~ci, freddi e mcrollab1h come le colonne del tempio i santi gioviali dal lab– bro fiori~o, eh~ come san_ Fra:ncesco, san Bern~rdino, san FiliQpo, par– lano agh alberi, alle bestie, a1 ragazzi al popolo minuto e in quel com– merci~ si dilettano_ e si :innovellari; con vantaggio d~lla virtù sulla quale ~o ho sempre u~~agmato_ un volto amabile e giovaniJe, non rugoso ~d arcigno. « Sono miei (ella dice) anche i preziosi doni dell'oggi, libri, Biblioteca G:-:10 Bianco

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