Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Cinquemila lire 349 con lè fottezre rHasciwte iJn un riposo che ,pareva dovesse duro.re per semp,re. Di vivo non le eran rim0isti che gli ooohi. · La, voochia che le teneva oompa;g,nia, voleva chiacchierare.: a veder qualcuno .si era tutta ralllegraJta. , La Sora Clèo;fe dovey,a essere stata di COlll!dizione agfoita,, una volta; per la sitwnza. se ne viedev,run,o i ·mordi; poi,- come ,per un 111aturale processo di deterioramento delle cose qu,run,donon ven– gono assistite, si era trovata sempre più povera, a misura che invecchiava. Mia la, mi.seria l'aveva raggiUltlta 1pirima della morte; come ,se quel destim.o che armo111izzavala sua poviertà co111 la sua decadenza :fisiea, •avesse mal oaJloola;to il tempo· e fosse giunto troppo p,resto ; oome alle piante quando, a una gelata ;prematuro, si bruciano i ributti 81Uturunali. Stupisce, a -volte, di vedere gli o,ggetti coi quali una, ,persolll'a ha lungamoote vissuto p'I'ender cosi da vicino il ve~so delle sue abitudmi, del suo spirito, da ,riclùl3JIIla;rlasubito aJila mente, e sin quaisi a somigliarle tLsicarrnem.te. Fo~se è soltrM11to ili nrutumle svol– g1IDento di 111n lungo proces,so di elezione: nel eo11sodegli anni, le oose ehe lll'On Sri adattoo 1 0 allo spirito col quale debbono virvere, wo– voo la via di ,seomparire. Mia invece la stanza dellla, voochietta do– veva esser rima;sta ta.le e quale da cinqua;nt'anni, distacca111dosida lei co111 tutto il resto. Prop'l'io dav3J!Iltial, letto, CO·SÌ che senza sollevare il vi,so, sol– tfllnto alzandlo ile ,palpebre, il suo sguardo :Si posav•a lì, era 8Jppeso il ritratto ,di un uomo sulla trentina; l'i111gr3JI1dirnooto di una foto– grama che si ritrovava poi ingiaJlita in una .piccola cornice a tra– foro vicino al letto. Nell'im.grarndimento, le fattezze del viso a!Qar– gand !o.si, si erano disfoJtrte,e dii deidso non rimanevruno che due li111ee traJS'ver.sali d'ombra, scura nei cavi degli occhi e della hoooa. Ma bastava ,per vedJere che dorveviaessere sm:to u111 lmollluomo, serm;pHce e buo1t10. ~ Il povero mrurilto della 01èofe, - additò la vecohietta, morto .a, trrenta;ciJn,que3i!Illlli di mal sottile. Era tanfo un buon si- gno,re : era il mio ,prudr,01t1e. . Entrò iJn u111 lungo e intricato racconto di oome l'eredità fosse andata aj_ fratelli invece che alla Clèofe, ·poiché era morto senza :figli. Moirto a trentacim.qu ~ allllli. La, Olèoìfe •aliom dove'\"a essere ,s,ta,ta, giova!Ile: venticinque, trent'wnllli; ora ne aveva settanitJaicÌlllque, ottfllnta, chi,ssà? Oi,nqu3i!Ilt 'runniso.fa? Perché no111 s'era fatta mo– naica? Ohe si fosse potuta r~marritare, lll•Olll era 1t1emmeno da poterselo · iimllIBigru. a.re. D oveva essere stata bel1Ii1t1a; in quella oompostezza, Ìlll quella cialrr:na, srul ,guamcklile, le frutrtezzedel ,suo viso, emaciato, pal1ido come !l'avorio, erano fini e regolari ; e era la pTima volta che se n'acoo·r,geva, l' A1ngioli'll'a.lltlfatti, fra alcU111e :foto,g,m:fiedi– sposte a ventaglio illl un lavoro di vimini sul ,quale era rica1IDato Bibli.otecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy