Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
Cinquemila lire 347 Noo s'era fatto_ nulla, altro che scornooto [e malili, ma poiché Tito ,gli ,stava, chino sop,ra oome per ributtarlo dentro, stava dli.– steso nella fossa, sem.z.apr<YVarea rialzarsi. L' AIIlgiolilila s'avvi– cinò, incerta. La Marietta tutta tremante, si schiacciava ooo.tJ.·o ila mamma. La Fosca lo ,guardava come affasdnata: quell'ometto tutt'ossa sdra.i.ato per terra oon le braocia stese Ìiil ava.nti, che pareva Uiil insetto! L' AIIlgiolilila,si rimproverava di IIlon sentirsi empire di pietà,, di veder tl'oppo bene quel che era Felioe ; lo com– pativa si, ma non poteva fare a- meno di ,sentirne dispregfo. · La sola che soffriva, Ìiil UIIlmotdo ililsop,p,ortabile, del ;suo sp0ivento di bambilila, era la Marietta. I sarc-asmi di Felice arrivavamo nel segno; il Cecchini aveva avvisato Tito di lllOIIl .poter più rinnoviare la cambiale. Al solito, diceva di non potere. Ma, le cose stavano Ìiil un altro modo. Col ritorno degli Amerighi a Galciana, gli era venuto la voglia di ,sbarazz.a~si di Tito: quella era l'occasione buollla per rientrare con v3Jlltaggio nei suoi denari. E ne ,parlò cautamente aJ. fattore : · - Loro che posso1I10,non se lo dovrebbero lasoiare scapp-are. :È un bel poder,e ; ,poi arrotoinderebbe il ipossesso ,sin,o aJla strada; lllon fosse altro che per la bandita di caccia, chiuderebbero tutto da quena parte: ora i cacciatori st3Jllno alle poste dei castagni, mettono i ca.ni dentro, e aspettan_ le lepr,i aJlle fore della siepe. · Glielo dic a al s iginor Giulio. Quel disperaito di contadÌitlo che l'ha oomprato, IIIluore di fame; non sa come fare a andare a,v3Jllti; io lo so di po 1 sitivo. Ha fatto il paRso più lulllgo della gamba, è ;pieno di debiti. O prlima o dopo gHelo m3Jlldano all'asta. Inveoe, se c'en– tran loro ,subito, con poco gli si !leva di sotto. E qualche giorno dopo ebbe l'Ìitlcarico di occuparseine, di tastare il terreno. Era presto fatto, lui aveva l'arme in mano: dorvedoveva t,rovarle, Tito, cinquemila lire ? Quam.do .seppe che si po,teva acquistar l' Acquavliv,a, Giulio Ame– righi, figlio U1I1ioo, a/V'Vez~o a averle tutte vinte, che cOIIIlinciavadigià a prendere il sopravvento sulla madre, non le dette più requie. Pareva che senza l' Acquaviva non potesse respira,re. Era sempre a girar da queille parti. Un ,giiorno, in un folto del botro di confine, aveva inoontr,ato la Fosca che tornava da lavare nell'E1sa. Era sbracci,ata sin sopra, ai gomiti, e tutt'aperta dava1I1ti; aveva caldo. Il giovam.e s'era fatto da parte e s'era fermato à guardar la ; ma non gli venne una parola, un gesto. Forse perché erano aJ.l'aria aperta, al ,sole. Anche la Fosca si era fe~mait•a; eran rimasti un momooto Ili, lui voltato all'ingiù e lei all'msù; poi lei aveva ripreso a salire. All()II'a,s'era voltato, ma invece di seguirla, era rimasto nella macchia. C'era nell'aria Ulllodore .s,ano <l[ pelle nel sole;. e B1bhotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy