Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

346 D. Cinelli maigre e milllute nei vestiti che sotto le top~e e il sud!icio <?1,ser– VaJVamoooora, ch1ssà cmne, rm iloro compassionevole modo d1 asse– rire la lllobiltà dell'origine, Felice pareva Ulllinsetto, pareva che a muovier,si dovesse camminare con le m0JI1ie coi piedi. Accanto a lui Tito era ulll colosso, l1Il di quei grossi sbozzi d'uomo ai quali se~bra che la 1I1atura nolll abbia dato gli ultimi- tocchi, lasciamdoli grezzi, per farli apparire più grossi. - Eh, co111tmnuò Felice rpunzecchiandolo come Ullla vespia, - è furbo il Cecchini. Nolll ci se llle può, noi, oolll uno oome lui. Ohe ruzza ,aveva preso a Felice ? La Fosca- aguzzav,a [e orecchie per sootire. L' Angiolilila era rimasta :imdietro con 1-a Marietta, ac– canto al bambino della Fo.sc,a,che dormiva; e non badavano ·a quel che dli.eeV'ano ,gli uomillli. Dopo ,qualche boccata di fumo, Felice tornò a ,ribattere lo stesso chfodo: - Di' la "\"erità, t'ha fatto firmare. Tito o01IDinciòa inquietarsi : - Pensa pei fatti tuoi. ... Felice cambiò registro. Si rivoltò, colll alacrità, e si miise a sedere, accam.rtoa Tito : - Ma se ilo dioo per il tuo booe, tànghero che nolll ,sei altro ! Io ci son passato, lo so come vrun1I10 a ooire quelle facce1I1de.Lo oonosco bene, io, il Cecchini. Se IIlon ti vuoi co1r1si.gHare, è affar tuo, ma se ti mettessi sull'avviiso p-rim.a che tu a;bbia l'acqua ,alla gola, o non sa11ebbebene? Tirto 1I10t11 r:ispondeva. - Io lo so come fa. Ti mette nel cmso d'·av·er bisogno. Qurundo t'ha faJtto ootlllprare il podlere, lui, non dubit•are, lo saipeva diigià d'averti nelle grinfe. E finché hai qualche sol,do da sputare, ti tiene, non d:ubitaire. Poi ti butta via oome un ;paio di scarpe sfon– date, come ha fatto di me. Tito ,guardaJVailil terr,a, se1I121a d r a, vedere d'intendere. Felice ['osservava di ,sottecchi, ,sorriidendo, oonteinrtodi averlo messo in ta– cere. Poi si rizzò, froooo, e si m:i1sea passeggiare in su e illl giù, passamdo e ripassando davruniti a Tito e s'azmrdava sempre dli più ; si fermava e scuoteva il ca,po : ' - Ti, mam.gerai tutto anche te. Ma già, la farillla del diavolo v,a dm. crusca. Tito si sentiva oome un bove noiato da ulll oane cùcciolo che gli abbaia alle gambe. U111'iraso,rda, .potente, saliiva dentro di lui. Felice, come se avesse avuto una ispirazione arrisicò a UJI1 tratto : Di' la verità, h,ai firmato per cinqu~ila lire? Cilllqueimila lire eh, Tito? Ma già, che •te 111e irnpo,rta? Cililquemila lire .... - E avrebbe aggiUlll~ altro, se una manata di 'l'ito, non lo avesse preso sulla bocca. Felice barcollò e cadde nella fossa, river.so. BibliotecaGino Bianco

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