Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

344 D. Cinelli 83Jlto potere, di una ,strana, sovrumana felicità. La Fosca, e Tito i quali, sen1Ja •srupere l'uno dell'altr,o, videro ambedue il sorriso ispirllito e severo sul ,suo viso, restarono c,ollp,iti di stupore, come quamrdoiSivede .a nud!o nel cuore degli uomillli, e ci si trova davvero la bo1I1tà. XII. ETan nel oarrnpo :iinpr,oda alla strada, a fo,lciiar l'erba. La Fosca, quando il brumbino piamgeva, si sedeva su Ulll ciglio e gli dava il petto; poi c'era la Marietta che lo badava, e lei •riprendeva la falce. L'erba era aJlta, quell'amino; e tutti 1I1eavevamo godimento. Anche Felioe, benché a star chino sulla falce fienaia si itribbiasse il fil delle reni, tollerava la fatica, e era al1egro. La :Fosica faceva più strada, ma Tito l'avrebbe raggiunta ,presto. Meno di tutti poteva l' Angiiolina, rma era da comp0itirsi; s'era alzaJta da letto di poco. E lei stessa no1I1si ·Sfor1Java,e rimaneva indietro. Faceva amcora fresoo. Nell'aria :iintdsia 1 di guazza, il riverbero dlel sole scendeva lentamoote lungo la pendice, p:riendeva in pieno i .caistagni ,avvolti del verde llluovo come di Ulllapeluria lucciCl3Jilte, e giù giù c 1 alwva sugli olivi e sui fil3iri avvitati; 11111a loro nolll li lliVevaanoora raggiunti. Dana straida, dalle case lontane 3/rriva– vwno voci., rumori familiari, come amicizie, contenti, 1I1ell'aria dorata. A affo1I11d•are il falciOIIlenello spessO'I'e dell'erbà alfa e com,pat,ta che ,p3ireva urna cosa vivente, Tito ,si sentiva empire di coraggio e di fiducia: era un bel taglio; intanto ,si poteV'aJil.orallffil'are le giovenche senza temere di mamcar di foraggio. E chissà, dopo, se pioveva, che no1I1 llle aves,se •anche da voodere ? Il fieno era caro. Se fosse piovuto a temipo.... ma che tempo ! Se il Cecchimi no,n accoodiSICellldevaa rinnovare le cambiali, ci voleva altro ohe tempo e che fieno! Giravia 1o sguardo sulla pendice dell' Acquaviva : era dcchezm, terr,a, buona, e pirunte, viti, ulivi: possibile che 001I1 tutta quella grazia di Dio, P,eT cinquemila lire ci .si ,dovesse angustiar tanto! Era lui che si metteva le p3!U1'e addosso, da sé. Le cose si mette– varu.omeglio, ma bisognava dar tempo al tempo. Inffifilto ool prtÌimo raccolto, ,s'empivia il fienile. Alilche il gramo er,a abbastam'za prollllet– telllte benché fosse ,stato ,sementaito tairidi; 1e viti buttavano bene, e -1a stagione ero ;p,ropizi•aall'aJ.legagione. A veder la sua terra dare oosì, con quel vigorre, ,si sentiva, aprire anche lui dentro· la prima– vera gli aindava a cercare le linfe dentro, co:r:i.e0ig1i ~Iberi, per BibliotecaGino Bianco

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