Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
342 D. Ginelli Il ,dottore disse : _ C'è una contadina a quel podere, la vedo qual,che volta quando passo di li sotto, un pezzo di :figliola tutta nervi, con certi occhi gialli, che pare una z:ialgara. Bella 1110,ma dev'essere u111 certo arnese .... Lo Scaffai apri la porta, guardò intorno e in cielo : - Uhm, pioviggina, - d'isse di malumore. - :m caldo: di questa stagione , se comincia a pfovère, 1110111 ismette più. Meno male siaim:0avain.ti con la semeinta. fo vo a casa; 111-on s'abbia a mettere a p iover forte. Bu ona notte, - Alzò su il b:;1Nero diel pastrano : - Ehi Gosto, l'ombrello ! - fece all'uomo di ,sulla porta. Fuori, Felice s'era tirato su il bavero anche lui, queil ricciolo di bavero, intorno al oollo. Nella pioggiarella :fi111a che avviluppava l'oriz21ornte,:filtrava ancora un chiaro :ialtorno ai poggi. Sopra, c'era una cOT'tilila nera di 111uVl()lo; Ulll'alinea dritta, dura. Dietro di lui le ruote deil barroccino ,stritolavruno i sassi: si tirò da pairte, ma una schizzata di fango lo oolse in faccia, i111 'pieno. Sentì il sapore della mota in booca, e sgrjgliolar la rena tra i denti : ,si pulì co111 la ma– lllica : « Ha furia>> pensò fra sé, rassegnato. Passò davanti al caffè, ma de111tro non si vedeva; i vetri erano ap– pamnati. Ah, lì nolll ci entrava più, lui : era un posto da signori! Questi ·pensieri lo riscaldavano, lo faoevamo 1sorridere, gli davaIDo un corutegno di f:vo!Iltea se istesso. A11a bottega del vimtio, · entrò a bere. - Maledetta miseria, eh Felioe ? - fece un barrocciaio che si soostò per fargli postb al bamco. '- Felice non rispose, ma dentro di ,sé diceva : « Ma perché ? Se si sta tanto bene ? >>. Bastava l'odore del vino per trasport 1 arlo nel suo mondlo, nel mondo dove si stava bene. Un biochiere, un altro mezzo; e via per la strada che ormai era come naviga.rie. Pfovevia forte: acqua di ,sotto, acqua di sopra : i :piedi fradici 111,elle scarpe rotte, la giacchetta :ialzuppata, l'acqua gli co- 11avanel oollo, gli pesava nelle tasche .... ma c'è un mOIIldotepido, u111 lume caldo nel petto che si muove co111 lui nello scrosciare mo- 111,ot,oino, IIlel buio.... · E l' Angiolilila alm il braccio ossuto dal letto e •stende le dlita ;°agre _versola boccetta; e c'è uin po' di bene al mondo aIDche per 1 poveri. U111a notte Tito fu svegliato dallle bestie che faoevano. rumore nella stalla. Forise una s'era sciolta e dava noia alle altre. Le vitel– line potevano prender p,aura, tirar sulle fu111i e farsi male strowarsi per,sino. Si levò da letto, accese la candela s'infilò i c:ai1zo111i e si buttò la giacchetta sulle spalle : la Fosca 111~n era a letto : doveva BibliotecaGino Bianco
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