Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
Cinquemila lire 341 impazieinzia che venisse; ma gli sembrava di diminuir.si , e ooi suoi modi co1ndiscendeinti se ne rivale va sùgli altri, m;a.nteinendlole di - stanw. Da qua111do era tornato Giulio, il :figiliolodella vedova Ame– righi, la padro111adeHa fattoria che oon:finava co111 l' Acquruviva, ci' veniva più voileirutieri. Giulio .A:merighi e:ria rrnn bel gi,ova.notto, u111 po' timiòlo, vestito 00111 U!Ilaricercrutezza ·ancom ÌIIlesp,erta. Risposero tutti al saluto di Fe'l.ice, ma er3/Il:o. « buone .sere>> .sba– date, com.e .seavessero a noia di doverlo salutare. E dopo, si fece un silenzio irrnbarazziruto.801ltooto il Bar.-f:iolucci ,si era mosso verso di !lui co111 cordialità, ma, aillnusando la rilutt-ainza degli altri, si fermò a mezzo. A dire il vero, Pelice, anche 111ei suoi giorni p,iù 1splendidi, non li a,veva frequentati molto : egli praticava 111 a;mbieinti pliù liberi e più allegri : però, ,quando li moontrava, ,si fermava a, scambiar qualche · parola ; erano statrl. i1nsoonmadella stessa levatura. Mise gli occhi sul ~prp,ello che rigir3,va fra le d:irta, un oonoio stÌIIlto a gore di 1mtti i collori, e ,scrnllò le spalle. Il farmacista, il quale era nel mezzo del gruppetto, si aJlzò.e venne dietro al bamoo. - Di che hai bisogno ? - gli chiese, piuttosto brusoo. Fu quel modo dli parllare che fece male a Felice. La noia che ri– sentiva.no a doverlo salutare si poteva 311lchecompatiTe, ma perché trattarlo così, come se avesse fatto del male ? - Una boccettina come questa. - Che è ? Digitale ? - chiese il dottore dal suo ang,blo, e, senza aspettare la risposta, domandò: - Come sta di queli'aff31111110? - evitando di nominar,e l'Angiolina for,se per 1110n dover scegliere in quale per,soina parlare a Felice. - Mah, ,non c'è male - ri,spose questi a caso. Ma si riprese su– bito : - Cioè, non tanto bene. È a letto 00111 quel solito inoomodo. - Eh, purtroppo ,son mali che quaJndlos'hanno aJddo.sso .... e oon l'autunno, si .sa.... Verrò a vederla, uno ,di questi giorni. - Se potesse guarir di quell'affa.nno inon patirebbe tanto. Ma ora ha una tosserella secca .... - Un po' di tiocòlo, se lo regge .... Ma verrò io, domani o doman l'altro. Fellice si rico111solò, fece internamente la piace con loro, li oom– _patì. Il dottore era un buon diavolo, no111 aveva superbia; quella voce gl'ossa di buonumore era proprio quella che ci voleva per far coragg1o ai malati. Ma 1110111 gli riusciva di gual'darlo in viso; e.ra in mezzo agli altri e gli altri non li voleva guardare. Quando Felice se ne fu andato, lo Scaffai dlisse a G~ullio Ame– rig,hi: - Se eravrute tor111atiqu'Ml!dovendé l' Acquaviva, quello era un booooncino buono per voi, a confine com'è. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy