Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
212 D. Cinelli - Allora, mi piglieraruno tutto ? - Fig1liolo caro, nessu,no ti piglia nulla; sei te che non hai vo- luto dar retta. Chi ci ha colpa se ti sei :fi111ito tutto il tuo ? Dopo, si sa, bisogna pagare. Avrebbe dovuto rilllfa.cciargli le sue UJsure,dargli di 1,adro, Felice. Ma a che pro ? A che si rimediava ? Con U!Ill:!i scrollata di ,spalle, illl– :filò la porta. Per istrada gli riuscì dii riavvivar,si un po' lo spirito e gli ven!Ilero a mente tutte le risposte che avrebbe potuto fare, che davanti aJl Cecchini :non gli erano volute venire. Gliele diceva ora, a voce alta, ridacchiando tra sé. Alla bottega, si fermò e <l!opoun paio di bicchieri di villlo lo prese u!Ila tristezza mite che lo teinne tutta la sera, anche a casa. Non disse più u111a parola, se gli par– lavano 1110n rispondeva. Ma i:n quella tranquilla malinconia si tro– vava bene; a111zi si può dire che non trovava più bene altro che quando era in quello stato. Il giorno dopo venne un sensaile a portar via e-avallo e calesse. Felice era contento: quei quattrini che gli riusciva dli mettere iin– sie.m.edisfacendosi della roba., quando era sull'orlo di ve111dere,gli parevano presi di tasca ai suoi carnefici; era una furbizia saporita. Tito, mentre attaccava, sentiva che li portav,ano via a lui. Come al solito a quell'ora, verso le cinque del dopoprrunzo, Felice era già leggermente aJlterato. - Se ,mi dai ci111quantalire vant,aggio, ti do amebe la sella. Ci deve essere Ulna sella ilil qualche .po,sto, g1uarda un po' se la trovi te, Tito. - Ma Tito non si muoveva. Al1ora Felice andò da sé. - C'è anche una briglia, - disse rovistamdo nello \scaffale, - una brusca e u111a ,striglia. Ci metto anche queste per cento lire. Alllche Ila frusta ci metto. Tanto che 111e faresti, Tito, della frusta senza il cavallo ? Per la moglie, bastano le imani ! E ammontò tutto sul calesse. -'- Come sei scuro, Tito! Vieni a bere ainche te, ora che ,s'è fatto l'affare. - Tito si tirava da parte. - E tanto che non si beve insieme. Da quella sera, te 111e ricordi, Tito, che ,andasti a 00111segnare il vino a Poggibonsi. Quanto tempo sarà? Fu dopo i Morti ·subito. Saramno quattro mesi. Parrebbero piuttosto quattr'amni. E ripen-sando che fra qualche giorno i;,-caideva;no le cambiali: - Eh, sì, quattro mesi giusti, mancano pochi giorni. Pare im– possibile. Son -successe tante cose, eh Tito? Ma lll'Oil c'era rumarezza in quelle aJUusiooi: Felice no111 aveva malizia. Quando le cambiali andaro1110 in protesto, il Cecchini riunì tutti i creditori d'i Felice e fece una proposta. Invece di i!Ilcorrere lllelle spese e nelle i1I1certezzedi una liquidazione giudiziaria, egli propo- BibliotecaGino Bianco
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