Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
210 D. Oinelli sarebbf successo, dopo. Del res·to gli sarebbe convernuto trovarsi un assaJlariato, se voleva far bene il podere: da sé 1110111 poteva b~stare. E a far C{)IIlle ora, a lasciare andar le terre per no111 gul)ird-are che al fruttato, poteva convenire per il oontadino, ma 111On per il pa– clrone. E padro111e •sarebbe lui. Andò sino ,al fosso e si mise a risalire il confine. M-3Jlllcava poco al levar del sole, dalle aie si risrpondevano i galli e si sentiva1110 abbu– rattare le ruote di qualche barroocio, disotto, nella strada. Presto si trovò in dma ·all'Acquaviva, sotto al marr,oneto. Di lì si vedeva tutto : era un bel podere, l' Acquaviva, am.che se un po' traiscurato ; ma un uomo solo no111 lo poteva fare. Anche il letame era poco: ci vo1'evano più bestie; fra qualche am.noEttore ,avrebbe potuto badare un bmnchetto di pecore; ché danno tam.to e non chiedon nulla, le pecore. Da Monte Maggio il ,sole entrò fra i tronchi dei castaigni, che di– verntarono rossi a un tratto, di rame. P.oi , ilungo il pendì-o, calò -sino a lui, sull'erba sci,ntillante di br1na che si struggeva. Gli venne falille, e pernsò alla Fosca. Se ne era dimentic•ato; quel che lo faceva soffrire, non co111tavapiù che per poco : c'era il podere', e quella brama dli farselo suo. · Sulila ,porta della stalla c'era Felice, fermo, come se stesse li a, decidersi da che parte prendere. Felice 1110n dormiva quasi più. Dopo cena andava in paiese, e tor,nava quando no111 trovava più proprio, ne,s-su111O chè •si volesse strascicare con lui per i caffè e le méscite, o su e giù per l,a strada. E, ciò nonostante, la ma,ttina era in piedi a giorno. - Tito, domam.i, per la fiera .... Era la prima fiera dell'amno, e non era una gran fiera quella di Pieve Scol-a; ma Tito si sentiva ralilegrare al pensiero di portarci le vruoche. Finalmernte anche Felice aveva capito che bisognava svec– chiare. - .... pulite per bene le giovooche, e attaccate il cales,se. Vengo amch'io. - Le giovenche? Vuol voodere le giovenche? - No111 si può mica vender le vaioche. Con che vorreste lavorare ? Tito si ,sentiva diventare di fooo, ma -si raffrenò : era u111a cosa troppo seria e imporitante per arrabbiarsi, e cominciò a parlare pa– catamernte, benché ogni sua parola portasse 00111 sé un'energia una certezza i111teriore: ' - Bisoglll'a disfarsi delle vacche. Se si vuol far la sementa a primavera, bisogna rinnovare le bestie. A far affaticare queste vec– chie e pregne come sono, c'è da trovarsi a una di,sgrazìa. Ci ~uolè un paio di besti~ i!llforze. E 1ntanto si raJlleva le giovernche che ven– gono su tanto bene. BibliotecaGino Bianco ./
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