Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

208 D. Cinelli Allora buttò lo spililo per terra: la Fosca aveva gli occhi pieni di scherno. Egli avrebbe voluto coprirla di ingiurie, picchiarla; perché nolll lo faceva? Non era stata lei a fare il male? Ma c'era quello spillo in terra, e Tito lo sentiva tID.eglioche a vederlo. Parev•a che la Fosca gli dicesse: « Perché 1I1on lo tracc·atti? Alllche quello costa)). Poi si ritirò tutta dalla sua parte silllo alla sponda del letto, veriso la parete. Il bambino che dormiva nel mezzo, si rivoltò; Tito stette fermo rattenendo il fiato; il bambino nolll si mosse più. Quello ,spillo era il sollo oggetto prezioso, il ,solo regalo, oltre l'amello dé'lllafede, eh~ le fosse mai !'ltato fMto, illlvita ,sua. La Fosca ripensava a quando Felice glielo aveva portato, una sera di ritorno di città. Le gentilezze, i oomplimenti che le aveva llS'ato Felice erano i primi, i soli che le fossero mai stati rivolti. . Aveva -oonosciuto tanta miseria, da ra,gaz7,etta, ila Fosca. Erano u1I1,a, famiglia di vagabondi, dietro all'uomo che non trovava m0,i posto fisso, che cambiava di mestiere più gpesso che di caimi.cia. Con la buona ,stagiollle gli veniva di 3.llldar per le strade, e runche se .aveva passato bene l'inverno in un buon posto di terzuomo in una fattoria, o ,a,pigiollle m paese, ceroov,a U[l altro mestiere, con l'idea, la scusa, di guaidagnar di più, ma forse soltanto perché era venut·a la sua ora di cambiare, di a-n<far via-. Benché ora la Fosca si stupi·sse d'av,erlo potuto sposare, quando Tito s'era incapriccito di lei, era .stato il primo a dimostrarle ·un .po' di booe; iii.,solo a volerla quando la natura fooe svolgere dalla crisalide della ragaz– zetta angolosa e sudicia, la do1I11I1a. Non fu soltanto la miseria a f.argliieilo prendere. Poi era v,enuto :B.,elfoe. li'elice era un signore, ben vestito, aveva le mani bianche e s-o:ffici,maniere gentili. Allora l'aveva presa il disgusto di 'rito, quando entra.va a letto come una bestia si butta sulla lettiera e s'addomn entava, o la prendeva a U[l tratto senza altro che quella voglia da soddisfare. E intanto imbelliva, e dopo che ebbe il bambino, cominciò a non poterlo più ,sopportare. La tem.erezza che .sgorgava in lei per la sua creaturina, pareva l'avver– tisse che c',era, un altro modo di voler bene. Tito no1I1 •sapeva, uon voleva : 0,vev,a,p,aura di lasdarsi and'are a voler bene ; se ne sarebbe vergognato come di una debolezza fisica. Ora ,era passato anche Felice. Quando le aveva regalalto quelllo spillo, essa si era sentita spinta ver,so di lui come verso una vitlli più bella, più alta, che no1I1 ,sapeva che ci fosse. Le sue carezze er3.1110 le condiiscenclen7,edi un essere snperi,ore. E ora non rimaneva che quello •SiJ)illo, in ricordo, n001di Felice, ma di una parte di sé che no1I1 c'era più. E lllOIIl ci poteva pensare se non per impietosirsi su se stessa. A Tito sembrò di sentirla piangere. E una pietà soonsol•ata e BibliotecaGino Bianco

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