Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

Cinquemila lire 207 nel muro e mise la testa fuori della bodola, La donllla aveva c•o– stretto Felice in U1I1 angolo, 001 forc-One sul petto, e pareva che da un momento all'aluro lo dovesse iappuntare sul muro 0oi denti aguzzi di ferro. Tito ,senza muoversi guardava Felice; 1o guardò un pezzo : ,era U1I1 dli,sgr,aziato anche lui, 1o oompativa. Negli oc– chi gli si leg'geva quella illlnooonte pietà di se· ,stesso, quella im– potenza smarrita che hanlll•Ogli accusati costretti da un interroga– toTio stringoote a ammettere ~a oolpa. E Tito sentì dentro di sé quello stesso sentimento 0ome se lo specchias~e : un'impotenza di fronte alla vita, u1I1acompaissione di sé, di quello che faoov•a e che forse non avrebbe voluto fare, ma che gli era come oomandato. Perché far del male a Felice? Era. Ullldisgmziwto, ·anche lui. La Fosca si voltò,. lo vide, capì : ma lei non aveva pazienza con quelle debollezze; non aveva compassione; anzi, era come se quella ,mitezza, quel leggere in aIIl!bedue la C001fessione della stessa sconfitta, la rivoltasse. Aveva abbassato la forca: F elice avrebbe potuto andar via l:ùbero, e inv~ r,estavia a guarda.re, a aspettare, chissà che cos-a, inebetito. Tito salì su, andò dlalla Fosc:a, le tirò via la forca di mamo, e lei lo lasciò fare. Nolll si .guardavano : ma era oome se qualcuno aves,se detto a alta voce quelle cose che avevamo paura di •sentire. La sola che non disprezzava se stessa, era 1'a do1I1J1a. Essa 111:on avev,a da biasi– marsi di ,altro se inollldi essere stata prodiga d[ sé. E ora, nel ri– fiutar,si a Feilioo li condannava tutti e due : le cinquemila lire erano la paga di Tito ; e ,era per vigliW0Cheria, che Feli~ non gliele ri- ,chiedeva. Felice scrolllò le spalle, .si mosse v,eri-o la scala, e calò giù dì fuori. Ohe giliene importava. or.mai ? Di che gli importav·a ? Non gli importava più di. nulla. VI. · UIIla notte Tito si sentì buca-re una spalla, nel letto. Cercò sotto di sé fra le lenzuola e si bucò le maini : era uno spillo a f.ermagilio, aperto. Al tatto si sentiva il liscio del metallo e le faccette opache di una pietra. Piaino, Tito scese di letto e accese 1-a caindela : era una pietra dura, giaila, incastonata 1Uelll'oro. La Fosca dormiva, supina, col oollo ,scuro fuori d~lla camicia : ulll rigo di luce oorreva lungo le pieghe bi-ainche dell'orlo. Tito ,guardava fisso quel oollo come se soo tisse le sue mani cinger lo e stringere ; un ,rancore sordo gli premeva ,nelle :m,a,ni: era lei la causa, di tutto. E la mente ripe– teva oome un ritornello: « Ti sei vernduto per cinquemila lire». La Fosca fece UIIl movimento ; Tito volle 1I1aSC01I1dere lo spillo, ma era tardi ; anche lei guarda va la piooola pietra giaJla. BibliotecaGino Bianco·

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