Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

206 D. Oinelli se stesso, nell'allontamars,i dliventava a poco a poco facile il rifu– gialisi nel dubbio. Il dubbio gli era benefico oome ill so111no a chi ha qualche peso sul cuore. Non sapere; .far. :fi111ta di non sapere. Poteva illudersi dli tacere per salva.re la Fosca; se Tito avesse dovuto ammettere di aver pres o i denar i, non 1avrebbe più potuto ignorare il diso111ocedella moglie, e si sarebbe dovuto vendioare. Ecco come son fatti i galantuomilili: per non esporre una don111a, lui ,avrebbe ,sacrificato, 111-on cinquemila lire, mia tutto ill suo. Era una ,blieve illusio111e,però: allia Fosca 111-on importava 111ulladi quel che jpoteva ,sapere Tito, essa disprezzava ugualmente lui e Tito; FeHce lo •sapeva. La Fosoo ! Non aveva più avuto il coraggio di andarle vicino, e 1110n per pruura di'i Tito, ma per non trovarla oam– biata, per no111 dover rico111oscereila -sua vigliaccheria davanti a lei. Ora che s'ernn visti, gli pareva che il peggio fosse 1 pa-ssaJto; che am.che lei si adattasse, come lui, che tutto si sarebbe appia– nato, 1sa.rehbetornato oome prima.... Da quel momento· 1110n ebbe . più che il pensiero di t:rovartla sola, e oomililciò guardi,ngo •a aspet– tare, a cercare il momento, l'occasione; l'immagilile della Fosca non gli ,sortiva dalla mente. La gravidam.m che si aooe111nava 111elile sue forme, gliela· iòaceva desidera.re i111 un altro modo, più aispro. All'imurunire, la iSenti camtare 111el fienile. Felice era in cucina: l'Angiolina facieva, da mangiare. Ambed!ue ne rimasero oolpiti e -stettero fermi ·a •asc,oltare ; come faceva, la v,oce a •ar'rivare sino a loro, a :finestre chiuse ? Pa,ssò qua.Iche momento in silenzio, poi Fe– Hce si alzò, si tirò su ill bavero e disse senz.a voltarsi : - Vo' ·a far due passi. L'Angiolina non alzò gli occhi dal fornello. I Fuori era freddo e calmo : sarebbe stato gelo, Ila notte. Il fienile era iSop-raalla stalla, vi ,si a<X:edevaanche di fuori, da una scaletta a pioli. Felice girò ililtorno casa, no111 inco111trònessuno. La Fosca riprese a cantare: la voce risuonava dentro di lui eon un tremito lungo la spina. Sali qualche gra,dino e guardò dentro. La Fosca gli voiltav-ale spa;lle. Calava il fieno -dal mo111te, e, co111 la forca, lo ,spingeva giù dalla bodoila nella stalla. A un arpio111e1 era appeso un lumino a mano. Era sernvre la Fosca di prima. Sotto a ,quei cenci rattoppati, a quelle oalz.e di ,spago, c'era quena éarne -dura, gol-osa..Il ,petto, oa– lando nel ritmo del lavoro, pesava, e nel riafaar,si oscillava, gonfio. Feilioe sali gli ultimi scalini e la Fosca lo vide. Tito era sotto, 111ella stalla. Faoeva il méscolo, trinciava. Quam.do gli parve che il mucchio fosse bastante, smise di adoprare la col– tella; e allora soltanto avverti il rumore dei passi sull'inoorrentato di sopra. Gli venne voglia di vedere, sali due o tre gra,dfoi tagliati BibliotecaGino Bianco

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