Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
Il << latino.riim > di Stendhal 203 Nera l'insidia : ma C3Jlldid-0 oome il latte l'animo della m.-0sca: Lactis olorinus, quo mergeris obruta, eandor Oandorem ingenii denotat ille tui. (Il candor dd cigno del latte nel quale anneghi è veramente s-imbolo della tua innocenza). Stendhal, evidentemente, ricordava che l'elegia era pieina di cod esti giochetti e credette di rfoordarne uno che del resto nolll s.fi ,gurerebbe punto illel latino del padre Sautel. Ovvero fraintese il t esto e l'errore passò nella Vie àe Henri Britl<11rd? L'ipotesi è forse indiscreta. ComUfllque, Stellldhal non diventò un latinista. Senza dubbio, fu in. grado di gustare un curi-Oso testo latino che gli si presentasse dur3Jilte le sue svari31tisstme letture, di coglier la poesia o di assaporare l'imprevisto d'un'iscrizfollle che scoprtss.e nel su-0 'geniale vagabollld'are. Ma i classici latini occupano beiI1 poco posto illl quella sua biblioteca che in parte ci resta e di cui si conserva- l'inventario, e quei pochi non .risulta che li ,abbia molto frequentati, lui che di ,solito costellava di postille marginali i suoi libri. Unica eccezione, un Virgilio postillato che un oolleziolllista possiede. Il ,dolce poeta lo aveva dunque tirato a sé. Versi edl emi– stichi di Virgilio, infatti, gli cantavam.o talvolta nella memoria, evocati da 1lfil paesaggio, risorti improvvisamente al richiamo d'una sensaziollle, secondo il processo descritto nella fam0isa pagillla prou– stiana della «mwdeleillle )) : Sole sub ardent-i resonant arbusta ci– cadis .... Frigits captabis opacum. Ma a lllessun poeta latino Sten– dhal deve certo q:uel che deve ai gramdi ,scrittori del Settecento francese, aii ,suoi ideologi, ai suoi memorialisti, alla musica e alla pittura italiana. Al buolll padre Sautel deve, ahimè, il suo orrore pei versi. Esso ,daterebbe, stamdo aJlla Vie de Hervri Brulard) dal tempo di quei tormentosi esercizi di metrica. Se è vero, una deille idee dominanti nel suo Racine et Shakespeare) quella ,delil'a.Iessamdrino «oa.che– sottise )) e della conseguente lllecessità del dramma romantico in prosa, si ricollegherebbe alle leziOllli del ped'agogo Durand. E non c'è ragione di dubitame. Il ragazzo che si ribella allle costrizioni metriche è già in potenza l'illltransigente ideologo che lllegherà potersi la parola umama adagiar nel verso senza perdere nerbo e chfarez~a: quello, per citare 1.llilla delle :sue bou,tades universa1mente 'lllOte, che si sarebbe allenato alla oomposiziollle della Chartreuse leggendo ogni mattina due o tre pa;gine del Codice civile. Ma •allora si, dovrà concludere (mi perd-0nfa1-0 i tomitori di versi latini) che non tutto il male vien per nuocere. PIETRO PAOLO TROMPEO. B1blÌotecaGino Bianco
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