Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

202 P. P. Trompeo chiMnò al soccor-so •api e zanzare (piae volucres) e poté vincere il nemioo: Nam puer Idalius cecidit, stat muscula victrix. E chi sa che altri i.Jilsettino111 s'inoontriino qua e là nell'operetta ch'io oonfesso d'avere sfog11iiatocon troppo frettolosa curiosità. Immagino che nei gru.vi collegi secenteschi gli soolari dov~va1110 adorare questo genial e maes tro di lettere. Felice Stendhal se· gliene fosse toccato uno s:Ì!mille ! Ma il laitino d'oro del padre Sautel, adope– rato oome letto di procuste dal pedagogo Durallld, inon poté l0isciare che un 111ero rioordo nena mente di lui. Nella Vie de Henri Brulard 1110n ine è rimasto che• un verso, conciwto a, questo -modo: << Musca (e qui una lacU111a che il ragawo doveva colmare colll UIIl epiteto) duwerit annos (altra lacu na) m JUltos (parola da sostituire con un sin01I1imo) >>. O per meglio dli.re Stendha,l ricordava il concetto più che ile parole, e più che cit are tes tualmente ha voluto dare •al lettore un'idea del mortificante esercizio a cui il ma,estro lo sottoponeva. Il distico del padre Sautel in cui è espresso il concetto dell'esempio di Stendhal è ill seguoo te : Hei mihi ! plena tuae :fluerent ut tempora vitae Debueras monitis credere, musca, meis. (Ahimè! perché la tua vita non fosse spezzata, avresti dovuto darmi retta, povera mosca!). Già, il testo che dà Stendhal è sgrammaticato : la mosca è morta e il periodo ipotetico è della. irreaMà: d·uxisset 1 dunque, e non duxerit. Duxissetque si legge infatti nel testo d!el padre Sautel, due versi più giù: al rag•az½o, chi sa, sarà rimasto partic,olarmente impresso il verbo d;uco per la difficoltà di colllooar1o nel metro e per una naturalissima associazione d'idee esso sarà venuto a cacciarsi, un rpo' spostato, nel fa,tinorum dellla Vie de Henri Brulard. Q,uam•to alle antitesi di cui parla Stendhal, ecco in un distico del padre Sautel quella tra ~a dJolcezza del latte e l'amarezza deila morte: Hanc (scilicet: mortem) licet attulerit duJcissimus humor amaram Jure tuam dicet quilibet esse necern. (Codesta morte, anche se causata da una, bevanda dolci!\sima, chiunque a buon diritto la dirà amara). Ma dell'altra amtitesi, quella tra il laitte biamoo e la mosca nera, nolll v'è traccia nell'elegia del gesuita. L'antitesi è invece tra il candore del latte e Ila nera iinsidia che v'era sotto: Debuit in nigrum niveus migrare colorem Lactis ut insidias proderet ille color. (Ah, per smascherare l'inganno il niveo latte doveva diventar nero come l'in– chiostTo !),. BibliotecaGino Bianco

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