Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
Il « Ùl,tinorum » di Stendhal 197 ilncomparabiJle d'esser,e, quanto a carattere, l'opposto dell'abate, e d'avergli fatto leggere la prima volta le Metamorfosi. A dire il vero, 1,aco:sa 1I10111 oorse cosi liscia. La devota e isterica zia Séraphie pare che si fosse dichi,araita oontro la ,scelta d'un testo cosi pr,ofano, ma il nonrno tollerante e umalllista la ebbe vinta: « .... au lieu des horreurs sombres del' Ancien Testament, j'eus les amours de Pymme et de Thisbé, et surtout Daphné cham.gée . en laurier. Rien me m'amusa autant que oe conte. Pour la première fois de ma vie, je compris qu'il :pouvait ètre agréable de ,savoir le latin, qui faisait mon supplice depuis tant d'années )). Per vincere l',antiP'atia d'urn ragazzo come Beyle, sensuale e sogm,atore, nolil ci v,oleva meno della oomplicità, d'una 111infa ! Ovidio dunque dava lo sca,coo a Virgilio. Ma chi può dire quanto nella svogiliataggine dii prima e nel r,apimento d'aUora abbiano avuto parte le misteriose vicende fisiologiche dell' adolescenza? Forse, letto aHora, anche Virgilio g1li sarebbe piacill!to, e Ovidio ilnvece non gli sarebbe piaciuto prima. Comunque, il maestro era un altro ed era Ulll altro ill luogo della lezione. Non più le buie starnre deHa casa paterna nellla stretta e tortuosa Rue des Vieux-Jésuites, ma il luminoso appartame111to del oaro nonno : d'inverno, la camera stessa di lui co111 un bel fuoco vivace: dl'estate, una grande ,sala da cui ,:-'intravedevarno i fiori d'una terrazza e, di là, gli alberi del sottostante Jardin de Villle. Tutto ciò, ilnsieme oon le seduoenti fig,uriln,e d'Ovidio, oospirava efficacemente i111favore dell latino. Quarant'arnni dopo a Stendhal sembrava di vedere ancor-a la coper– tina gialla o color radica di bosso delle Metamorfosi spiegategli da Du.rand. Ma un bel giorno il proifes~ore si presentò con UIIl libl'one rilegato ÌIIl nfro, U111to e bisunto. Si tr,a,ttava d'imsegnare al ragazoo a far dei versi latilni, e Durand, fedele al metodlo che ha deliziato ancora i nostri babbi, procedeva cosi : apriv,a il librone, dettava alcu111iversi in cui aveva s,oppresso o sostituito con sinonimi tutti gli epiteti e lasciava che il discepolo, ·lavoram.do di vocabolario, rattoppasse le falle co111 parole di conveniente misura fino a ricomporre aJlla meglio i veni;;;i. .Stendhal ci dice soltrunto che eran distici e che er,an di un gesuita, caricando questa parola di tutto' il disp,rezzo di cui la caricava dianzi ne/I butJtarla iln faccia all'abate Raillall!Ile. Aggiunge che era Ulllapoesia molto insipida: tutto lo spirito era nell'antitesi tra il bianoo dlel latte e il nero del corpo della mosca, tra la dolcezza che questa cercava 111eliquido e l'amarezza della morte che vi trovò. Ahimè, oome 11e nostre letture pil'endono il eolore del 111ostr,o stato d'animo! Io 1110n dico che se Stendhal avesse !,etto quell'elegia in circostanze differenti ,sarebbe arndato in solluchero: anzi credo ch'egli era troppo poco letterato perché potesse gustame, oome BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy