Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

Il latino in iscorcio 191 sterna ,nom,ì1Ila1e. E così è 1pme nel lessico. Spesso le lingue indo– europee si dividono quanto all'.espressio!Ile lessicale di un OOIIlcetto in due gruppi : una parola ci è testimoniata da un gruppo ,spazial– mente coerente, greoo, armeno, indoi.rianico; l'•altra da un altret– tale, slavo, brulitfoo,germrunioo, celtico, italioo. Anche per il 1-essioo. il greoo e l'italfoCI non ham.no per lo più di oomune se non ciò che appartiene all'indoeuropeo indivis•o. E le coincidenze dell'italico con il proprio gruppo, europeo dell Nord, riguardano prevalente– mente termini di cultura, della cultura dei campi, specie d[ quella dei cereali, come i nomi del grano, del fieno, della farina, della fava, m:a amche dell'orgrunizzazione ·stata,1e e giuridica, come i termini per cittadino, .per straniero (o nemfoo, ,o ospi te; eh' è 110 stesso), per maJllevadore; e riguardano altri v,o,oaboli,così importanti come l'oro e il mare, in un campo più a,stratto la parola e la verità, tra i verbi il colpire, il vincere, il tagliare. Per.sino homo ha corrispondenze IIl-OIIl nel grooo, ma nel celtico, IIlel gotfoo, nel lituano. L'unità itaHca è ,evidente, evidente nella fonetica ·e neJlla mor– fologia, evidente anche nel les8ioo particolarmente per termilili della vita giuridica e religiosa (anche nella :parola per « ,sacro )) _ Ma è altrettanto evidente che il latino oocupa, in questa unità una posizione relativamente i•solata, che .spesso coincidono tra il:orocon– tro esso l'osco e l'umbro, pur separati l'urto dall'altro spazialmente (:100, s'inter.p,ong,olilo dialetti intermedi), P'Ur n•oti ·a 1noi in periodi diversi del loro interno sviluppo, l'umbro già molto progredito, l'osoo in una fase, .specie, quwto aJlle vocwli singolar,meinte aroaim. Il latino è, abbiamo detto, divoouito mediter,rruneo. Ma eS'so ha te– nuto fed'e all'eredità :ùndoeuropea proprio p,e1·quella parte del les– sioo che si riferisoe rulla religione e all',organisu:no sociale: il re, la legge, il foro so1noparole indoeuropee. Diversamente il greco : esso ha proprfo per « r,e >> rinunziato ·alla parola avita e accettato due ter– mini non indoeuropei, mediterranei. Non indoeuropei sono in Gre: da per lo più i nomi degli dèi. Non indoeuropea è in gr,eco la ter– an:i1nologiadello sport, di quell'agonistica, che noi pure sentiamo ora oo[Ile camtteristiica greca. Snl sruolo italico gl'Indoeuropei inv'3Jsori non hanno trovato una civiltà egea, uno ,stato, un culto superiore a,l loro. E,ssi .sono qu:ùndi rima1sti più loro. Non si potrebbe dire Italia oapta ferum victorem cep-it) con rigua~do all'Italia, qua,le era prirrna che vi arrivassero gl'Italici, i LaJtini. Eppu,re non 1si p,uò asserire che il latino nel comples'So dia Ull1'1mpressi-onedi maggi-rn:-e ia11caicità:ùndoeurop,ea che ill :greco : anzi è l'opposto ! Il v,a,ri&e della vomJ.e rad'Ì!cale in parole derivalte claà medesimo ceppo, la « digrada– zione )), che è ca;ratteristica indoeuropea, è i111 l,atililomantenuta iIIleno ùene che non dico nel greco, ma persino nel ted~seo moderll1o. Ma ll1Onesistono lingue assolutamente arcaiche e assolut,amente mo– <lerne. GIORGIO PASQUALI. BibliotecaGino Bianco

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