Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

190 G. Pasq11ali o-ooeri lo stile periodico, il quale per sua natura è alieno d,ai salti ~ortali: colà egli raffrena la fruntasia e quasi ogni impulso, eco– struisce ragio111amenti oon chiar,a, oons.apevolezza dell'operazione logica che sta compiendo. Già nelle lettere private egli si lascia molto più andare. Quella <<logica))che sì rivelerebbe nell'applioare .senz'eccezione i cano111i della conseoitt-io temporum e nell distinguere sottilmente tra i111dicativo e co111giuntivonelle proposizioni subordi– nate, non c'è mai stlaita in lati!llo prima o dopo Cicerone; c'è solo in certo Cicerone e, si può aggiungere, anche in Cicero111e 1110n è coisì logica oome nei 'llianu3,li dei Nagelsbach, dei Brambach, dei Krebs, dei Gam.dino. In molte proposizioni Cicerone, anche quello delle orazi-0111i ,p,iù togate e più l imate, usa indicativo e congiuntivo, pre– sente e imperfetto sem.za distinzio111eintelllettiva, caso miai per ri– guardlo ,a eufonia o a ritmo più che per ubbidienza alla logioo. Anche Cioerone era per sua e 111ostrafortuna un uomo vivo che scriveva una li!llgua viva. Ma i miaestri di scuola italiani seguitano a ,dare un voto buo1110 o cattiv,o ai ragazzi di liooo, rnnicamente secondo che questi rispett'8dlo o no la consecutio temponim o adoprano il co111giuntivo111elle seco111- da.rie, ubbidoodo a regole feroci quanto fantUJstiche. In pratioa, chi usa il tempo ,più ,diverso da quello itali0JI10o mette più congiuntivi, ha il punto migliore; questi professori sono tutti malati, ho scritto una volta, di coniu,nctivitis professoria. Poco male se tooessero per sé ,questa :mailattia e non facessero perdere un tempo prezioso agli scolari, che ,ne han1110 poco e questo poco dlovrebbero impiegare a conoscere l,a,cultura aintica, ,a risenwe, am.che nella letter,atum, lo .stile antioo,. cioè l'ooi,ma antica. La versione dall'italia,no in latino è Ìlllutile, se non serve a formare il gusto ; ma ,a formare ill gusto, , a far risentire ·direttam,em.teai giovani italiooi l'•opera d'arte amtica è i111dispensabile. E passiamo ormai alla, preistoria, ma 1110n per rimanervi a 1IuJ11go, ché essa è anche questa volta, cOJIJesempre almeno per me, meno interessante della storia. Il latino 111On è stato sempre, ma è divenuto man mano una lin– gua memdio,rnale, diciamo pure in un ice:r:to ·senso mediterrrunea. l!l gruppo italico {1,1 ,quale esso •appartiene, è originariamente affatto staocato dal greco, congiu111to strettaimente con il celtico e il germa– nico, con le lingue di poporri che sono stati a lllfilgo e che essenzial– mente sono r,imasti tuttora :nell'Eurropa centro-,oocidentale. Cu ll– tura, anche cultura primitiva, trasforma rapi,damente e i L ,a.ti! lli forse già i Latini del IV secolo, certo i posteriori, non 'si sare bber ~ mai sognati che quei barbari Galli che 111el 390 espugnarono Roma, fossero molto più vicini a loro dei Greci, fossero i loro fratelli; eppure erano. Il latino co111oorda con il celtico (e scolo ilil parte col germamioo) in innovazioni profonde del sistema verbale e del si- Bibliot~ca Gino Bianco

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