Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

ll signor Muzzi 173 una vol\a al mese dallo :specialista per la depilazione: maestra alle figlie in questo che ella chiamava: « elementare riguardo che una dont11adeve ia se ,stessa)). E le figlie erano state buot11ediscepole. L'una valeva l'altra: come si somigliavamo di dentro e di fuori. Forse, la mit11oreera un tantino appena più alta e .più magra dell'altra : ma bisognava che fossero illlsieme perché s'avvertisse; forse la minore avrebbe avuto i oopelli neri - da piccÌtlla, almeno, li aveva t11ericome li aveva avuti la madre fino a ut11a certa età - ma ora tutte e tre li avevano biot11di. Ogni studio di Mary ed[ Gaby era d'essere a immagine e somi– glianza del tipo, ,secondo loro, ideale per ,g1oderla vita. E a loro semb rava d'essere tanto carÌtlle ! Si piacevano trunto ! Idolatravano co.sì pazzamente quel tipo ! L'idea loro era che la dont11adev'essere b ella, deve piacere, dev'esser la gioia, l'eccitazione, l'afrore della vita che è libertà, godimento e possesso; it11 pratica poi tutto questo si rid ucev•a alla raffinatezza nel maqiiillage 1 a '' farsi una testa '', a it11dossare l'ultimo modello, a essere chic 1 a nOt11 amar che lo chic 1 a cercare .sempre, per tutto -- nel modo .stesso di par:lare col vezzo del " delizioso ", dicendo <<Ì picooli >> anziché i bambÌtlli, « mamma diceva)), anziché la mamma dioeva, « son stata a messa>> anziché alla ,messa - lo chic. Tutto si riduoeva a mettersi, il più possibile, in mostra, a am.dare liberamente coi giovam.otti, a vagheggiare av– v,enture amorose coi giovani celebri per l'irresistibile fàscit110, a sognare destini d'alta mondanità. Mary, sul comodino, teneva l'imi:nagit11edi Greta Garbo; Gaby, alilcora più romantica, quella di Valentino. Anche la madre aveva ut11 cervellino piuttosto piccÌtllo, anche la tra-ma della sua vita nolll era stata anai gran che più solida : tutte le debolezze delle figliole eramo state e erano, prima che loro, sue; ma "donna Irene" s'era .sposata al tempo illl cui "attendlente a casa" era ila brillante qualifica delle ragazze borghesi: si legge an– che oggi nelle pubblicaziollli, di :matrimonio. "Attendente a oaisa" : si vedolllo i ferri da calza, l'aoquaio, le stecche della persiam.a; riop~ pri-me l'uggia del tempo che, intermitnabile, vfa via avvizzisce e dis– secca, si sente l'alito che ,sa di bachi; e che puzoo di stantìo, di rÌtllchiuso, che tanfo di cose squarcoie ! Ritornalllo in mente le pet– tinature col rocchio, le maniche 'fatte a ,prosciutto, i gusti orribili di quell'età.... E runche ,qua1J1do le r,a;gazze si trovavano, come da ragazza s'era trovata Irene, "in una oollldizione eccezionale, codesto quadro soprastava a loro come Ulllincubo. Onde anche in lei aveva fermentato la reaziollle: reaizi ollleal tedio, alla muffa, alle incrosta– zi01I1i,all'orrido gusto, e che da.va aJl modo di compor,tarsi di lei, come a quello delle altre simili a lei della sua generazione, il senso d'una conquista: .senso che 1I1on c'B più 1I1elleragazze d'oggi, come 'bliÒtecaGino Bianco

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