Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

La prima poesia del Leopardi 167 Leopard'i avrebbe fatto poi. Ohe la speranza è faJllace, il desiderio perenne, breve la vita, si sa, ma bisogna che oginu[lo l'esperimenti. Dite al giovane che la vita è cii un'ora. Sì! ma esso sente la sua giovirriezza, e pelilsa che quest'ora deve pur pas,sare e che ci metterà il suo tempo. Lasciate che si ritrovi ve0chfo, e allora ammetterà che anzi è di un attimo. Ardea come fiammella chiara e lieta mia speme in cor p,asciuta dal desio quando di mio sentier vidi la meta. Allora un lampo la notte m'aprio e tutto cader vidi, allor piagnendo a miei dolci pensieri io di.ssri. addio. Così in molto puri ver-si oonchiude il tratto prooedente e fa passag– gio ad UIIl altro. Già l'avvenir guardava e sorridendo dicea : ccLucida fama al mondo dura, fama quaggiù sol cerco e fama attendo. Misero ingegno non mi diè natura : anco fanciullo son, mie forze sento, a volo andrò battendo ala sicura. Son vate: io -salgo e 'n vèr lo ciel m'avvento, ardo fremo desio, sento la viva fiamma d'Apollo e 'l sopruman talento. Grande fia che mi dica e che mi scriva rlrtalia e 'l mondo, e non vedrò mia fama tacer col corpo dia la morta riva. Sento ch'.ad alte imprese il cor mi chiama: a morir non son nato, eterno sono, ché indarno il core eternità non brama>>. È l'illusione oramai passata, è la co nsapevolezza intima e ililtera di se istesso. Qualche meno :pr-opird.ra ~ ro1'a nulk.1,toglie alla potooza, alla prepotenza dell'insieme. È nuovo, è oommovente, è grandioso q'\lesto erompere dal fondo di una 1I1atura predesti,nata l'afferma– zione piena del suo privilegio e della sua virtù; e ciò, 1I1elpunto che teme di essere sopraffatta e soffocata nel nascere, non somiglia neppure lo1I1tanamente alla meschina miseria di un vanto. Non v'è iattanza alila triste luce della rinunzia. Certo è che solamente a 'un giovane che ancora non aveva fatto era lecito e bello parlare cosi, e solamente di U[lOche poi molto fece risuona potente 1I1e' po– steri una tale parola. Stupendo è il pensiero ultimo, che un cuore assetato di eternità non s'inganna : sarà, forse ·sublime illusio!Ile anche questa, ma desiderio e presagio si COIIlfo!Ildono in uno, e l'aspirazione intensa sembra già un principio di avveramento. Mentre invan mi lusingo e invan ragiono, tutto dispare, e mi vien morte innante, e mi lascia mia speme in abbandono. ibliòtecaGino Bianco

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