Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

La prima poesia. del [eopai·ii.i 165 E il canto V così s'intoilla : Dunque morir bisogna. È un grid~ dell'anima: è la semplice e nuda parola che introduce l'espressioille e lo svolger,si deltl'aspra ineffabile lotta tra la gio– vinezza ch'è al suo primo pieno svegliarsi e già vede aperta la tomba, tra la grandezza che sente se stessa con tutte le proprie energie feraci e vogliose e la rasseglllazione a una legge che impone la fine. Giovinetto il Leopardi conosceva già i poeti greci. In Euripide la magnanima Alcesti, che• pur sa e dice: nulla più prezioso è della vita, soggiu!Ilge anche, pro,prio in modo identico al Leopardi, mi bisogna morire) osi yàe {}avsiv µs. E aJltri' non diversi acceinti potremmo andare rintraccirundo di quelle gentili eroine. Ifigenìa, per esempio, i!Il Aulide, dopo i primi umanissimi sgomenti e supplichevoli ac– centi, venuta 111ella risoluzio111edi cedere volenterosa al destino e immolarsi pe' suoi (vicenda non dlssilmile allla presente leopar– diana), esclama : è per me fisso morire; questo voglio adempiere gloriosamente, via resptnto quel ch'è ignobile. Ma ill grido del poeta non scende già dalla memoria, sorge dal- 1'amima. A nessuno può passar pel capo di supporre il contrario. Sarebbe c9me dire che, quando tra la· guerra un giovine scriveva a.Ila madre (e 0osì scrisse più d'U[l•O): « se muoio, non mettere il lutto, perché sarò morto ,per la patria)), si ricordasse di altri che -00sì avevan detto; e 1 anche l'Ifigenia e la Maicaria euripidee dicono proprio così. Inconsapevoli ricorsi e divini incontri ,di vita e di virtù, d'ispirnmone e di azione. A quello spunto così naturale e spo!Iltaneo, prorompente dalle arcane fibre dell'essere, seguono, in,ge[l'ue nel miglior senso e per– fettamente leopardirune, le espressioni e le imagini. Dunque 'morir bisogna, e ancor non vidi venti volte gravar neve il mio tetto, venti rifar le rondinelle i nidi. Sia lecito continuare à, leggere quella pagi!Ila che spira un fa.– ·scino singolare e risveglia la dolorosa aurora d'un giorno immor– tale. Sia lecito, perché meno conosciuta e ricO!Ilosciuta di quanto meriterebbe, e perché a ogni modo la poesia non vi è così pura e B'bliotecaGino Bianco

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