Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
La prima poesia del Leopardi 163 maricarsi di non averlo fatto prima compiooendo a quel voto fraterno durato oltre mezzo secolo. E Paolina, rispo111dendo al le Mo111nierda Recanati il 15 dicembre 1864, affermato che la famiglia no111 possedeva più inediti di Giaco.mo << se non cose a-f• fatto infantili>>, per le altre richiamàva la lettera di Carlo al Viami e nomi111ava,per prima << una ca111ticacomposta in età assai giovanile, qua111do11'autore per la sua malferma salute si credeva vicÌIIlo alla morte>>. Dove due cose di quella. genitile creatura mi piacciono ,sommamente: il rioordo della cantica e della genuina sua genesi, e l'accenno a scritti « affatto Ìlllfantili », quali cioè la di•screzio111e il buo111 senso non vorrebbero mandare pel mondo se anche siam-0di· grandi. A Ca:rllo e Paolina u111iscoGiaoomo, poiché questo ci ferma e colpisce davanti alle terzÌIIle del frammento : ìl Leopardi ricordava anch'esso la dolorosa cantica dell'adolescenza e qualche oosa ne volle i111 qualche modo prese'rvare; si cred!é for– s'ainche di oompiacere così ai fratelli, temperamdo i111sieme i loro e i suoi sentimenti. Poesia du111que sincera fu queJlla, e no111 già meno ma più sincera e più intera, se in mezw alle voci dell'amima e al ,pr,orompere degli affetti dava luogo alle vive oompiacenw dell'operoso ingegno, sic· ché alla voce nova si mescolavano innumerevoli echi, possiamo dire da Dante e dal Petrarca al Monti, e tra la passione commos,sn, la varia erudizione s'insinuava, fresca e gradita riochezza della mente novella. Lo schema della camtica Appressamento della morte è tutto qui. Il poeta è avviato a una mèta sublime, assistito da speranza e fid!ucia, tra una, luce lillnpdàa e mite, - di luna, 1110111 di .solle, - com ampiezze e lo111tru1113Jnw chiaramente irraidiate. Ecco improvviso U1I1 violento e lungo uragamo, dopo il quale tutto rimane buio, e un presagio segue di morte immÌIIlente. Una riveJlazione, uno spettacolo che vuol es,sere di c'.onforto a rassegnazione, osten - tano il caduco e il falso che è 111ellavita; scene varie e vaste, ca tastrofi desolanti; e d'altra parte la tramquilllità. e la letizia pro– messe dal defo. Sì; mia il giovi111e ha in sé ragio111istm,ordirnarie d[ vivere, perché si sente mito alila grandezza e all'immortalità: inorridi•sce del silenzio e dell'oblio; terribile è ·per lui la ~'entemza arcana che lo destina a morir tutto senz'aver fatto nulla, e dul,'_a immane lo sforzo per cui ,si abbandona finalmente al volere di Dio. Poema bene e originalmente concepito, sentito pr,ofondamoote, e 1110111 deJl tutto .male eseguito. S'intende che le parti in cui fluisce il sangue vivo sono la prima e anoor più l'ultima. Il mezw ha, dicevo, sue ragio111idi essere ma più co111tÌIIlgenti;v'è assai di farraginoso e d'informe: certi versi, per esempio dell'episodio di Ugo e Parisi111a, avrebber fatto racca– priociare, di lì a UlllO o due amni, l'impeccabile artefice. La prima parte il poeta la ripigliò, l'atteggiò a nuovo e, sia detto nel miglior BibliòtecaGino Bianco
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