Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

162 G. Albini'. immao-:uni dice il :noeta, ·si riisvegliaviano. Ciò appunto lillostra ·la b ' y . lettera deil 6 m:arzo 1820 da R,ocanati ,al Giordwni, lettera che vale pal'ecchi di questi terzetti ,ed è, ben lo crediamo allo scrittore, scevra di affettaziollli cioè sincem e v,eJ'ace. E vi leggiamo: « Poche sere ad– dietro prima di oorioo,nmi, i3tperta la finestra della mia strunza, e ve– dendo un cielo puro, UIIl bel raggio di lUllla, e sentendo un'aria tepida e certi caini che abbaiav,ano da lontano, mi si -risvegliarono alcullle imln.agini wntiche, e mi parr-ve dli sentire UIIlmoio nel cuore, -onde mi posi a g,ridal'e oome un for,soonato diomanda.ndo mriiserioordia allla, natura, 11a, cui v-oce mi :pareva di udire dopo tanto tempo. E in quel momento dando 1u1,o sguardo alla wia condizione passata) alla quale ero, certo di toma-re -subito dopo oom'è .seguito, mlagghiacciai dallo spavento .... >>. Proprio oome e-olei che, vo.Uasi irn.dietl'o, impietrò ! E lasciamo gli altri partfoolari che qui tomano dal crunto quale prima era, e quale voorne :a essere, i ciani compresi le cui voci per essere toUerabHi neilla notte, noo dirò :pootiche, convli,ene che vengano da lontano o che siamo quete. Il fra1nmento leopardiano, più corretto e raccolto che inon il getto originale, non so se po&sa dirsi più bello. Il giudizio non lù dobbiamo chiedere ai critici. Il De Sanctis, saipendo che il frarn,. mento era desunto da una cruntica giovanile, pare dicesse: «IIlon ci vuoile molta sagacia a indoviinare che la base era la lotta tra amore e morte>>; e, a buon c-onto, non la indovinò. Letta poi la cantica, la trovò illlferiore alla sua stessa aspettazione. Il Carduc-ci, la cui amima acoostandosi alla poesia s'irraggiava tutta come stamze che .s'apr-ono al sole, e i pl'egiudizi, se alcuno ne aveva, dilegua– vano, quella v,olta non lesse bene 1 ). Non parilo di minori, ai quali era ovvio asseverare: « il frammento n. XXXIX è il principio della cruntica modificato e migliorato. >> Il giudizio bisogna riceverlo dai fratelli del poeta, da Carlo. e dalla Paoli1na, che di quell' Appres– samento della morte non si dimentica,r,ono mai. « Ti rioordo e ti racoomando la cantica>>, scriveva Carlo a Giaeomo il 14 IIlovembre del '25. E vent'anini dopo a Prosper-o Viani : « i frammenti della Cantica pubblicati dall'autore)) (IIlé ill plurale né l'imprecisione della frase ha-nino importanza) « non possono a mio parere destar l'interesise che produceva il tutto. insieme)). Gli ripeteva nel lu– glio del '70 il desiderio di vederla· data allla luce. Morì nel febbraio del '78, onde Zanino Volta che la pubblicò inell' '80 ebbe a ram- 1 ) Mi spiace non essermene accorto a quel tempo, ché nell'annunziare come feci in un giornale il libro Degli spiriti e delle forme nella poesi.a di G. L. l'avrei one– stamente notato; né il grande maestro se ne sarebbe offeso : ho anzi per fermo chP– ne avrebbe convenuto. Ma anch'io non lessi bene, o forse, intendo la cantica, non · lessi. BibliotecaGin'oBianco

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